Nessuno all’interno dell’ospedale ha contestato la scelta del collega e nemmeno nel successivo procedimento disciplinare è stata evidenziata come problematica la scelta del medico, in questa la mancata ecografia e la generale confusione di quel giorno vengono attribuite ad un problema organizzativo della struttura. La donna però, che ha portato a termine la procedura d’aborto, ha denunciato il medico alla Polizia facendo partire un’indagine sull’accaduto. Il successivo processo ha portato ad una condanna che sembra limitante del diritto di obiettare sancito dalla legge, nella decisione non è stato tenuto conto né della scelta etica del medico, né del mancato provvedimento disciplinare dell’ospedale né del fatto che non si trattasse di una situazione d’emergenza (caso in cui anche un obiettore di coscienza è costretto a collaborare per salvare la vita della paziente).
Lo stesso medico condannato ha dichiarato di non aver mai fatto mancare il suo contributo quando era necessario, ma che nel caso in specie non si sentiva tenuto a collaborare perché sarebbe andato contro la sua scelta etica: “La mia decisione di non praticare aborti deriva da considerazioni morali, mediche e biologiche”, ha infatti spiegato ad ‘Avvenire‘ prima della sentenza. Il ginecologo proverà a scagionarsi durante la sentenza d’appello nel corso della quale cercherà di far valere le sue ragioni etiche e di buon senso che non potranno non essere considerate.
Luca Scapatello
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