Forte commozione ai funerali di don Roberto. Domani la Messa di suffragio

Oggi pomeriggio Regoledo di Cosio si è riunita per l’ultimo saluto a don Roberto Malgesini, nella chiesa parrocchiale di Sant’Ambrogio.

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I funerali sono stati presieduti dal vescovo di Como, Oscar Cantoni. Domani invece verrà celebrata la Messa di suffragio, alle 9.30 nella Cattedrale di Como. Don Roberto è stato ucciso a Como mentre serviva gli ultimi. Anche per questa ragione era amato e benvoluto da tutti, proprio come lui era disponibile e buono con tutti.

Commozione generale per il funerale di don Roberto Malgesini

All’uscita del feretro tutti i fedeli, presenti sul sagrato della chiesa, si sono uniti in un applauso corale. Si è trattato dell’ultimo saluto al “prete degli ultimi”, ucciso martedì mattina a Como, dove svolgeva la sua missione.

Il vescovo, durante l’omelia, ha spiegato che don Roberto era “l’esempio di un fratello sacerdote ci aiuti a ricordare che salverà in eterno la sua vita chi la perde per Cristo“. “Ha lavorato generosamente per la diffusione del vangelo”, ha spiegato. Il prelato ha poi confessato, alla fine della celebrazione: “Mi mancherà molto. Era un prete eccezionale. E’ morto da martire”.

Don Malgesini ha amato fino alla fine nel nome di Gesù

“Noi crediamo che anche l’anima del nostro don Roberto, uomo giusto e mite, sia nelle mani di Dio. E se anche la sua fine è ritenuta una sciagura, egli vive nella pace quale martire della misericordia. Noi tutti sappiamo quanto sia costoso accettare di vivere pienamente nel dono di noi stessi, amando sino alla fine nel nome di Gesù“, ha affermato il vescovo.

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“Saremmo tentati di credere che la nostra vita vale per la lunghezza degli anni o per le opere che riusciamo a realizzare. Ma essa è feconda solo nella misura in cui è donata. Si tratta di infondere amore, giorno per giorno, con semplicità evangelica, andando oltre l’egoismo che ci rinchiude in noi stessi e non ci fa vedere le necessità dei fratelli, ci rende insensibili di fronte alle loro sofferenze”.

Il sacerdote che lì aveva imparato “la faticosa arte del dono di sè”

In quella cittadina don Roberto aveva infatti compiuto i primi passi da sacerdote, “per imparare la faticosa arte del dono di sè”, ha spiegato il prelato. “Ha cominciato ad apprendere dal vivo esempio dei suoi genitori e di quanti gli sono stati vicini la capacità di diventare puro pane spezzato che sazia la fame altrui, come Gesù”.

“Ogni giorno, infatti, attorno a noi sperimentiamo una grande fame d’amore che domanda accoglienza, che auspica condivisione fraterna, che ricerca solidarietà, che chiede e offre persono, che esige di prendersi cura di ciascuna persona come se fosse l’unica“, ha continuato il vescovo.

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La vocazione di don Roberto a stare tra gli ultimi

Ordinato presbitero nel 1998, Don Roberto è stato tristemente ucciso a coltellate da un tunisino che doveva essere espulso dall’Italia. Lui aveva sempre seguito quell’uomo, facendogli del bene, e quella è stata la moneta con cui è stato ripagato.

Il sacerdote, nel corso della sua vocazione, “si è sentito chiamato a sviluppare un dono che gli sarebbe chiarito progressivamente e che ha coltivato come una vocazione nella vocazione, quella di condividere a tempo pieno nella città di Como la vita dei più poveri, dei senza dimora, dei carcerati, degli esclusi, dei ragazzi della tratta“, ha spiegato il vescovo.

“Il martirio di don Roberto ci prepara a una nuova primavera di Grazia”

Al funerale era presenti molti poliziotti e carabinieri in borghese, per assicurarsi che tutto fosse andato per il meglio. A fine cerimonia il sindaco di Cosio Valtellino, Alan Vaninetti, ricordando il sacerdote, è scoppiato in lacrime. Il primo cittadino aveva condiviso con lui alcuni anni di seminario, a Como.

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“Una nuova primavera di grazia ci prepara il Signore attraverso il martirio di don Roberto“, ha concluso il vescovo. “Non sciupiamo questa straordinaria, immeritata occasione, e ciascuno faccia la sua parte”.

Giovanni Bernardi

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