Le parole di Papa Francesco sui veggenti. Quello che ha detto veramente durante l’omelia di Santa Marta
E’ stato sufficiente un breve passaggio dell’omelia di Papa Francesco nella consueta messa mattutina a Santa Marta perché si tornasse a parlare di Medjugorje. Un nome importante ormai, per quello che rappresenta . E’ il luogo dove, per i fedeli, Maria appare sul Podbrdo, la collina che guarda il villaggio. Era il 24 giugno 1981. Quel giorno fu il principio di un fenomeno di fede e devozione senza precedenti che portò la Chiesa ad interrogarsi, attendere e discernere. Dopo oltre trent’anni la Santa Sede sembra prossima a tirare le fila e ad esprimersi ufficialmente dopo la Dichiarazione di Zara del 10 aprile 1991 nella quale i vescovi della ex Jugoslavia si pronunciarono in modo prudente ed interlocutorio: non si affermava la natura soprannaturale delle apparizione e tuttavia non la escludeva a priori. Da allora il fenomeno Medjugorje è andato oltre ogni attesa e previsione . Nel 2010 il secondo passo: una commissione di indagine vaticana istituita da Benedetto XVI e presieduta dal cardinale Camillo Ruini. Si sa, sulla base delle dichiarazioni di S.E., che la relazione è stata trasmessa all’ex Sant’Uffizio e contiene una “proposta articolata”. Su di essa si esprimerà la Congregazione per la Dottrina della Fede. L’ultima parola «sarà quella del Santo Padre» ha ricordato Ruini. Nella riunione plenaria della Congregazione in calendario l’ultimo mercoledì di giugno si lavorerà per giungere al pronunciamento atteso.
Si trattava dunque solo di attendere, di pazientare. Ma c’è stato il recente viaggio di Papa Francesco proprio in Bosnia. Il Santo Padre nel viaggio di ritorno ha fatto un accenno , niente di più, alle prossime decisioni su Medjugorje e ad alcuni “orientamenti” per i vescovi. E c’è stata – soprattutto – l’omelia di Santa Marta nella quale il Santo Padre ha parlato principalmente di “identità cristiana” e di “testimonianza” . L’omelia si è fondata sulle parole di San Paolo ai Corinzi dove si parla di identità dei discepoli di Gesù. «Siamo peccatori – ha ricordato il Pontefice – ma peccatori con la fede in Gesù Cristo, una fede che è un dono di Dio e che è entrata in noi da Dio. E’ Dio stesso che ci conferma in Cristo. E ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo, ci ha dato la caparra, il pegno dello Spirito nei nostri cuori. E’ Dio che ci dà questo dono dell’identità». Papa Francesco ha mosso una critica a «quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana» e hanno «dimenticato che sono stati scelti, unti». Non abbiamo bisogno di novità, ha ricordato il Papa, è già tutto scritto nel Vangelo. «L’identità cristiana è concreta» ha ricordato ancora il Pontefice.
In realtà un’interpretazione più attenta e meno sensazionalista dell’omelia si sarebbe accorta che le considerazioni di Bergoglio, contestualizzate nel messaggio di Santa Marta, risultano riferite non ai veggenti – e il termine “veggenti” ha avuto peraltro un significato ampio e generale: vedervi un riferimento specifico ai “ragazzi” .
Dunque – indipendentemente da quello che sarà il pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede – nessuna censura è sembrata pervenire da Santa Marta nei confronti di Medjugorje e dei suoi veggenti. Non ancora, con buona pace di quanti sembrano invece desiderarla. Quello che sappiamo oggi è che il fenomeno Medjugorje ha prodotto milioni di pellegrini giunti fin li e tornati a casa confessati e innumerevoli conversioni e miracoli scientificamente inspiegabili, un aspetto riconosciuto dalla commissione voluta da Benedetto XVI. L’ albero si riconosce dai frutti, dice il Vangelo, e i frutti a Medjugorje sono «fiumi di grazia» – ha osservato il cardinale Schönborn. Fumi che rinnovano quella «forza evangelizzatrice della pietà popolare» di cui ha parlato Papa Francesco nella «Evangelii Gaudium». Non ci resta che attendere, allora. E pregare.