Chiesa mondanizzata? Ecco cosa ne pensa Benedetto XVI

Mentre è in corso il Sinodo della Chiesa tedesca, il papa emerito Joseph Ratzinger rilascia una nuova intervista e non le manda a dire.

Al momento delle sue dimissioni (11 febbraio 2013), aveva promesso una vita ritirata e monastica, connotata dalla preghiera e dal silenzio.

Intervista “fuori dai denti”

Se negli otto anni successivi non è stato così, si presume i motivi siano stati particolarmente gravi e, probabilmente, noti solo a Dio. Molte sono state, infatti, le dichiarazioni pubbliche, i discorsi e le interviste di Benedetto XVI da quando è papa emerito.

L’ultima in ordine di tempo, Ratzinger l’ha rilasciata all’Herder Korrespondenz, esprimendosi sul futuro della Chiesa e, in particolare, della chiesa tedesca.

Il Papa emerito ormai parla fuori dai denti. La Chiesa, ha affermato Benedetto XVI, deve parlare “con il cuore e lo spirito” e deve “demondanizzarsi”. Non usa mezzi termini: “Finché nei testi ufficiali della Chiesa parleranno le funzioni, ma non il cuore e lo Spirito, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede”.

Lo spunto di riflessione nasce dal cammino sinodale della Chiesa tedesca e arriva senza indugio alla necessità di una “demondanizzazione” della Chiesa tutta.

È necessaria, afferma Benedetto XVI, “una vera e personale testimonianza di fede degli operatori della Chiesa”, quando, purtroppo, “nelle istituzioni ecclesiali – ospedali, scuole, Caritas – molte persone sono coinvolte in posizioni decisive che non supportano la missione della Chiesa e quindi spesso oscurano la testimonianza di questa istituzione”.

Ratzinger rincara poi la dose: “i testi ufficiali della Chiesa in Germania sono in gran parte scritti da persone per le quali la fede è solo ufficiale”.

Se da un lato, il papa emerito aveva smentito “il sospetto che io mi immischi regolarmente in pubblici dibattiti”, tacciando questa ipotesi come “una distorsione maligna della realtà”. Al tempo stesso, però, aveva affermato che “la dottrina deve svilupparsi dentro e fuori dalla fede, non starle accanto”.

Il precedente: una visita pastorale in Germania

La sollecitudine di Joseph Ratzinger per la propria chiesa nazionale non nasce certo in questi giorni. Già verso la fine del suo pontificato, durante la sua visita in Germania nel settembre 2011, Benedetto XVI aveva detto che la Chiesa “per compiere la sua missione, dovrà anche continuamente prendere le distanze dal suo ambiente, dovrà, per così dire, essere distaccata dal mondo”.

Sempre nello stesso discorso, il Santo Padre affermò che “le secolarizzazioni infatti – fossero esse l’espropriazione di beni della Chiesa o la cancellazione di privilegi o cose simili – significarono ogni volta una profonda liberazione della Chiesa da forme di mondanità: essa si spoglia, per così dire, della sua ricchezza terrena e torna ad abbracciare pienamente la sua povertà terrena”.

I discorsi di Benedetto XVI sulla mondanizzazione della Chiesa non sono dissimili da quelli del suo successore Francesco, con tutte le sfumature e le differenze del caso. A conferma del fatto che le contrapposizioni ideologiche non giovano a nessuno e che i magisteri dei singoli papi vanno visti sempre visti in un’ottica di complementarità e di continuità.

Essendo ormai ‘fuori dai giochi’ e al crepuscolo della sua vita terrena, Benedetto XVI può ormai permettersi parlare senza eccessive ‘prudenze clericali’. Ciò rende il suo messaggio ulteriormente credibile e degno di essere ascoltato.

Luca Marcolivio

 

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