CEI: quest’anno si vivrà la Quaresima in un modo tutto speciale

Si avvicina la Quaresima, in un anno che continua ad essere particolarmente difficile a causa degli effetti dovuti alla pandemia sulla sfera sociale ed emotiva della popolazione. Il messaggio dei vescovi italiani coglie perciò lucidamente un aspetto da non sottovalutare.

L’invito dei vescovi italiani è a vivere con ancora maggiore intensità quella che si presenta come una urgente necessità.

Il cardinale Bassetti
Il cardinale Bassetti – photo web source

Ci sono infatti tre fasi principali a cui la Cei, la Conferenza episcopale italiana, ha invitato a guardare nel cammino quaresimale che condurrà alla Pasqua di quest’anno. L’odio e la tensione sociale aumentano infatti giorno dopo giorno, e la pandemia che ha già segnato ferite indelebili rischia di lasciare strascichi di non poco conto sulle tante famiglie e individualità che compongono la società italiana, dai disagi dei più giovani fortemente segnati dalla Dad agli adulti che hanno perso il lavoro o si sono trovati in grande difficoltà dal punto di vista professionale, fino agli anziani sempre più segnati dalla solitudine e dall’isolamento.

Il messaggio della Cei per la quaresima dopo la pandemia

Il messaggio della Cei è quindi “un invito a una triplice conversione, urgente e importante in questa fase della storia, in particolare per le Chiese che si trovano in Italia: conversione all’ascolto, alla realtà e alla spiritualità”. In Italia oggi si sta vivendo la prima fase del Cammino sinodale, dedicata all’ascolto, e i vescovi italiani si sono voluti soffermare sul bisogno di ascoltare innanzitutto i più piccoli, maggiormente segnati dal dramma della pandemia.

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Sono proprio i bambini e gli adolescenti infatti, hanno spiegato i vescovi della Cei, che in questo tempo di pandemia “colpiscono con la loro efficace spontaneità”, ma anche con il dolore di perdere quelli che giustamente definiscono “gli anni più belli della mia vita”. Ad esempio quelli universitari, attesi a lungo per poi passarli davanti a un computer. In tutto ciò, risuona l’allarme di alcuni parroci per il calo della partecipazione alla celebrazione eucaristica.

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Questi infatti, insieme con i loro catechisti e collaboratori pastorali, “vedono diminuite il numero delle attività e la partecipazione del popolo, preoccupati di non riuscire a tornare ai livelli di prima, ma nello stesso tempo consapevoli che non si deve semplicemente sognare un ritorno alla cosiddetta normalità”. Necessario quindi è “ascoltare in profondità tutte queste voci”, “in modo empatico, interpellati in prima persona ogni volta che un fratello si apre con noi”. In un ascolto che “trasforma dunque anzitutto chi ascolta, scongiurando il rischio della supponenza e dell’autoreferenzialità”.

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“Una Chiesa che ascolta è una Chiesa sensibile anche al soffio dello Spirito. Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo”, hanno concluso i vescovi. “L’ascolto degli ultimi, poi, è nella Chiesa particolarmente prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli, agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi”.

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