Lo chiamano Fratello Biagio, ma non è un frate, né un sacerdote; è un laico, che non riesce a vivere col pensiero di un’umanità che va verso la rovina, inducendo al suicidio le tante persone che non sanno più come pagare le bollette o come sfamarsi.
Nel Maggio del 1990, Biagio ebbe il coraggio di lasciare la sua vita agiata e di ritirarsi in solitudine. Inizialmente, non fece sapere a nessuno della sua decisione, dettata probabilmente da una crisi spirituale, che lo chiamava a missioni più importante di quella, fino ad allora svolta, nell’impresa di famiglia.
La trasmissione “Chi l’ha visto?” si occupò di lui; lo cercava, mentre lui non voleva farsi trovare.
Dopo aver passato molto tempo sulle montagne siciliane, intraprese un viaggio, a piedi, verso Assisi e da li rispose, finalmente, alle telecamere che lo insidiavano da tempo, tranquillizzando la sua famiglia e annunciando la sua missione di vita.
Tornò a Palermo e si posizionò alla stazione centrale, per vivere in mezzo ai poveri della città, che, da allora, non ha più lasciato.
Con loro ha condiviso ogni cosa, ogni sofferenza e privazione; per loro ha lottato, perché avessero di che sfamarsi.
Ora, ha realizzato ben tre comunità, in cui vengono accolti senzatetto, ex detenuti, anziani abbandonati dalle famiglie, prostitute, ex alcolisti e chiunque abbia bisogno di essere sostenuto, perché schiacciato dalla vita e dall’egoismo degli altri.
Ora hanno anche un forno, che garantisce il pane quotidiano per tutti e, grazie al sostegno di medici volontari, si stanno allestendo degli ambulatori, per garantire un minimo di assistenza sanitaria.
Ma Fratello Biagio, come tutti coloro che hanno abbracciato la sua missione umanitaria, non dimentica le famiglie che non si recano li, ma che hanno ugualmente bisogno, come quelle con dei neonati, che necessitano di latte.
Alle comunità di Fratello Biagio accorrono persone di ogni religione, sicuri che troveranno ospitalità e pace.
Le privazioni a cui Biagio Conte si è esposto, nel corso degli ultimi anni, lo costrinsero, tempo fa, a stare su una sedia a rotelle. Gli avevano diagnosticato lo schiacciamento di alcune vertebre, a causa di eccessive fatiche.
Dopo un’immersione nelle acque di Lourdes, tornò di nuovo a camminare, tanto che la Curia di Palermo ha ufficialmente dichiarato il miracolo.
Ora, ad esempio, chiede che ognuno adotti un povero, perché -molto candidamente- afferma che non riesce a dormire o a mangiare, pensando ad altri che non possono farlo.
Giorni fa, dunque, era disteso sul marciapiede per chiedere l’attenzione di coloro che possono fare tanto per i disagiati.
Tra loro c’era una ragazzina di 15 anni, che quel giorno aveva voluto festeggiare li il suo compleanno. Lei è la figlia di un uomo che aveva perso il lavoro e che racconta di aver rischiato di fare un gesto estremo, se Fratello Biagio non avesse “inventato” un lavoro per lui, salvando tutto la sua famiglia dalla povertà e da un dolore insostenibile.
Ad un certo punto, Fratello Biagio si è sentito male. Lo hanno soccorso e tutti si sono detti disponibili ad aiutarlo, perché lui è amato da chiunque lo conosca.
Come ci si poteva aspettare, non ha voluto demordere.
Ha scelto di continuare il suo digiuno, mentre anche l’Imam e altri musulmani stavano -pure loro- in fila per sostenerlo.
Ha detto a chiare lettere che avrebbe preferito dare la vita, piuttosto che rimanere inascoltato.
Sa di essere il portavoce di migliaia di persone e il suo esempio dovrebbe, certamente, fare eco nel resto del mondo, passando per l’indifferenza dei portenti e di coloro che della generosità non fanno affatto la loro ragione di vita.
Fratello Biagio, allora, con le sue ultime energie, gli ha sviscerato tutte le sue richieste: ridare dignità alle persone, impegnarsi a trovare loro un lavoro e una casa, per salvaguardare la compattezza della famiglia.
Così, dopo 9 giorni di digiuno, si è rialzato, sicuro della parola datagli dal Sindaco.
Se lui, un semplice uomo, riesce a dare speranza a tanti, eliminando ogni distanza tra i cuori, tra culture e popoli diversi, quando più si potrebbe ottenere, se tutti cominciassimo a guardare chi è in difficoltà, a lavorare, non solo per il tornaconto personale, ma per dare merito a chi vuole riscattarsi da una vita di rinunce?
Antonella Sanicanti
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