“Offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”, era l’accusa che pesava su Maurizio Belpietro, direttore de “La Verità”, con aggravante di odio razziale.
E dalle parole con cui Belpietro spiega la sua decisione, in merito a quel titolo, si capiscono chiaramente le sue intenzioni.
Ha ribadito inoltre: “La lingua italiana è chiara, basta andare su google e digitare “islamico” e si può leggere “aggettivo”.”.
L’accusa verteva sul fatto che si volesse far passare per terroristi e assassini tutti coloro che professano la religione musulmana, quando, in effetti, il contesto piegava molto bene l’appellativo non troppo felice scelto dal direttore.
Era stato, al tempo, il Pm di Milano, Piero Basilone, a chiedere che Belpietro venisse condannato a pagasse una multa di 8.300 euro, poiché il titolo “Bastardi islamici” avrebbe insultato, generalizzando a dismisura, un miliardo e mezzo di fedeli islamici, che a loro volta subiscono comunque angherie da parte degli estremisti della loro stessa religione.
Si chiedeva, dunque, la condanna per Belpietro in quanto “perfettamente consapevole di offendere” con una “espressione che ha generato grande frustrazione nella comunità musulmana”.
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