Il Beato Alberto da Bergamo è ricordato per avere dedicato tutto sé stesso alla carità verso il prossimo, nonostante le avversità fin dai suoi affetti più cari.
Alberto nacque nel 1214 a Villa d’Ogna, in provincia di Bergamo, e la famiglia da cui proviene è composta da modesti contadini. Fin da giovane tutti videro che fu un ragazzo sia laborioso che pio, e anche dopo essersi sposato non si dimenticò mai delle sue attività caritatevoli verso i meno fortunati.
Tuttavia, questa sua illimitata generosità verso i poveri non sempre giocò a suo favore, ma al contrario talvolta rese estremamente dura la convivenza con sua moglie. O anche con gli stessi compaesani, che scagliarono contro di lui il loro astio, al punto da costringerlo ad allontanarsi dal suo paese.
Alberto andò a Cremona, dove decise di entrare nel Terz’Ordine secolare. Finalmente poteva seguire la sua vocazione, e non a caso e spese quasi tutte le sue fatiche a favore dei più poveri e in opere di pietà.
In sostanza, dopo avere sopportato con pazienza i rimproveri della moglie per la sua eccessiva generosità verso i poveri, una volta attaccato da tutti i suoi concittadini abbandonò i campi per vivere povero come frate della Penitenza di San Domenico.
Oggi lo si ricorda come il più bell’esempio di quella santità a cui ogni cristiano è chiamato. Rispondendo alla chiamata dell’amore verso il prossimo Alberto mise in pratica al meglio i comandamenti di Cristo, come fece fin dalla più tenera infanzia, dove non si risparmiò mai di camminare nelle vie di Dio.
Nella sua compagna non trovò comprensione o affetto, ma la sua pazienza non venne scossa e così conobbe l’amore del Signore contro ogni avversità. Non si fece mai scoraggiare, ma seguì la sua strada fino all’ultimo.
Per cacciarlo dal suo paese natio, lo accusarono di ogni falsità e nefandezza, al punto che gli venne contestato il possesso di alcune terre da persone potenti. Lui, che inseguiva soltanto la pace e l’amore per il Signore, non si fece scrupoli a lasciare tutto e a dedicarsi totalmente alle opere di misericordia.
Oltre a queste, però, Alberto fu anche un predicatore eloquente e instancabile, dando l’esempio luminoso di quella carità cosi poco compresa e ancor meno praticata da tanti cristiani.
Quando il giorno della morte spirò confortato dai Sacramenti, la folla che si recò al suo funerale per dargli l’ultimo addio fu numerosa, segno che quanto aveva seminato era rimasto impresso nel cuore di molti. Quel giorno, miracolosamente, le campane suonarono senza nemmeno essere toccate.
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Anche durante la sua sepoltura avvenne un altro straordinario prodigio: via via che si scavava la fossa la terra si pietrificava, sicché si pensò di seppellirlo nel Coro della Chiesa dove si rese celebre per grazie e miracoli.
Giovanni Bernardi
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