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Basta con i Cristiani tiepidi. Bisogna avere il coraggio di trasmettere la fede lo dice chiaramente anche papa Francesco

Bisogna ribadire che il Signore ci vuole «caldi», quindi «ferventi». Infatti, è scritto: «Quanto all’impegno, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore» (Rm 12,11).
I «tiepidi» sono credenti all’acqua di rose, che non si distinguono troppo da quelli del mondo. Ecco la diagnosi, che Gesù fece del conduttore della chiesa di Laodicea (nell’attuale Turchia): «Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido, e non sei né freddo, né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca» (Ap 3,15s). Questo è l’unico luogo nella Bibbia in cui ricorre il termine «tiepido» (gr. chliarós). Qui il verbo vomitare (gr. eméō) indica che qualcuno ha bevuto dell’acqua tiepida d’estate e di essa si sente schifato. Questa sensazione è quella, che il Signore Gesù sente per i credenti a tempo perso o per i tempi belli, per quelli della «grazia a buon mercato», per quanti lo vogliono avere come Salvatore, senza averlo come Signore, e per coloro che voglio fare a meno del giogo del Signore e di accollarsi la propria croce nel seguire Cristo.

Tale conduttore era molto acculturato e si sentiva a posto, ma aveva lasciato il Signore fuori della porta (v. 20) e necessitava di ravvedimento (v. 19). Il problema dei tiepidi è che non sanno mai se sono dentro o fuori della salvezza. Un momento, hanno grandi certezze, quando sono con gli altri credenti; un altro momento, mettono tutto in dubbio con la loro «mente prostituta», come la chiamò Lutero. Paolo lo chiamò «uomo psichico» e disse letteralmente: «L’uomo psichico non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente» (1 Cor 2,14). Il problema del credente tiepido è che un momento si comporta da «uomo spirituale» (v. 15) e pensa con la «mente di Cristo» (v. 16); un altro momento pensa con la mente del mondo ed è un «uomo psichico».

Spesso tale tipo di credenti vengono chiamati anche «carnali» o bambini nella fede (1 Cor 3,1ss), che necessitano sempre ancora il latte (Eb 5,12s) e sono sballottati in giro da ogni vento di dottrina (Ef 4,14).

Il credente tiepido non ha, quindi, mai certezze; non è mai sicuro che Dio lo ascolti e lo esaudisca, essendo ondivago e pieno di dubbi (Gcm 1,6ss). Per questo Paolo spinse i credenti a un auto-esame: «Esaminate voi stessi per vedere se siete nella fede; provate voi stessi. Non riconoscete voi medesimi che Gesù Cristo è in voi? A meno che proprio siate riprovati» (2 Cor 13,5). Egli ha indicato pure la prova del nove: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che son suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tm 2,19).

 

Concludiamo con le parole di papa Francesco:

Ci sono cristiani luminosi, pieni di luce – ha continuato Francesco – che cercano di servire il Signore con questa luce» e «ci sono cristiani tenebrosi» che conducono «una vita di peccato, una vita lontana dal Signore» e usano quelle quattro parole che «sono del maligno». Ma Papa Bergoglio nella breve omelia ha evidenziato come esista anche un «terzo gruppo di cristiani», che non appartengono ai primi due e dunque non sono «né luminosi né bui».
«Sono – ha spiegato – i cristiani del grigio. E questi cristiani del grigio una volta stanno da questa parte, un’altra da quella. La gente di questi dice: “Ma questa persona sta bene con Dio o col diavolo?” Eh? Sempre nel grigio. Sono i tiepidi. Non sono né luminosi né oscuri. E questi Dio non li ama. Nell’Apocalisse, il Signore, a questi cristiani del grigio, dice: “Ma no, tu non sei né caldo né freddo. Magari fossi caldo o freddo. Ma perché sei tiepido – così del grigio – sto per vomitarti dalla mia bocca”. Il Signore è forte con i cristiani del grigio. “Io sono cristiano, ma senza esagerare!” dicono, e fanno tanto male, perché la loro testimonianza cristiana è una testimonianza che alla fine semina confusione, semina una testimonianza negativa».

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