Si tratta di un insieme di teste (senza corpo), che sorreggono l’altare e che ricorda a molti “le fosse comuni degli khmer rossi” o un “un macabro spunto all’Isis”. La Basilica, luogo della diatriba, è quella di Santa Maria Assunta a Gallarate, in provincia di Varese. La scultura è stata installata solo qualche giorno fa e mostrata a tutti, in seguito ad altri lavori di restauro.
L’artista spiega che la sua intenzione era quella di rappresentare “una mensa, derivante dalla giustapposizione di due luminose lastre marmoree, sovrapposte, che trattengono e proteggono, quasi materno pellicano, una moltitudine di teste antiche; reliquie ed emblemi di una sacralità, di una umanità, di una totalità”.
Così ha scelto di scolpire ben 120 teste, che rappresentassero gli artisti che lo hanno preceduto, per render loro omaggio (Fidia, Michelangelo, Bernini, Canova e tantissimi altri), ma, evidentemente la sua intenzione non è stata compresa affatto ed ha sortito un altro effetto: “distoglie dalla serenità d’animo con cui ci si accosta alla preghiera”, soprattutto i bambini che servono la Messa -dicono in molti. “Io continuo a pensare a quei poveri chierichetti. Mi viene l’angoscia”.
Intanto, Monsignor Ivano Valagussa cerca di tranquillizzare tutti, invitando ad essere più ragionevoli: “Venite di persona. Osservate con attenzione. Cambierete idea. All’arte serve tempo e ascolto”, ma questo non sembra convincere nessuno, purtroppo!
Antonella Sanicanti
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