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Corte Europea: insultare Gesù si può. Maometto no!

La Blasfemia contro l’Islam è un reato. Questa quanto emerge dalla sentenza della CEDU legata al caso Sabaditsch-Wolff.

Sono 47 i Paesi dell’Europa su cui ha potere la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Ora, tutti i Paesi membri saranno costretti ad accettare le “regole” in merito a ciò che determina il reato di blasfemia per la religione musulmana.

In poche parole, tutti potremmo essere accusati di aver offeso l’islam con le nostre dichiarazioni e ciò in nome di una “pace religiosa”. Ancora memori, o forse meglio dire impauriti, dalla memoria dei tragici fatti legati alla vicenda Charlie Hebdo.
Ancora una volta dunque abbassiamo la testa per placare l’offensiva, anche se questo metodo pare non aver mai funzionato nel corso della storia.

Offendere Gesù e Maria non è reato

Esiste un precedente in tema di blasfemia ed offesa ai simboli religiosi che ci lascia molto interdetti e vogliamo partire proprio da questo.

La corte di Strasburgo meno di 12 mesi fa aveva emesso una sentenza completamente opposta a riguardo della religione cattolica. Motivo del contendere allora era una campagna pubblicitaria nella quale Gesù e Maria venivano utilizzati per promuovere un marchio di abbigliamento. L’azienda fu sanzionata dalla Lituania con una pesante multa per aver offeso la morale pubblica.

Ma la, CEDU ribaltò quella sanzione stabilendo, che ad essere sanzionata, doveva essere la Lituania per aver violato la libertà di espressione che, citando la sentenza, “costituisce uno dei fondamenti essenziali di una società democratica”. Essa, sempre secondo quella sentenza “si estende a idee che scioccano, offendono o disturbano”. A questo punto viene da chiederci: “Perché noi cattolici non abbiamo diritto a sentirci offesi?”

I fatti si ispirano a ciò che ha suscitato il caso di Elisabeth Sabaditsch-Wolff, giudicata colpevole, nel 2011, di aver “denigrato gli insegnamenti religiosi”.
Nel 2009, aveva tenuto una conferenza sull’islam, in Austria, considerata, dall’opinione pubblica e dal tribunale, come un incitamento all’odio contro l’Islam, ai sensi dell’art. 283 del Codice penale austriaco.
Aveva detto, in particolare, che Maometto era un pedofilo, in quanto sua moglie Aisha aveva solo 6 anni: “Un 56enne e una bambina di 6 anni? Come chiamarlo, se non un caso di pedofilia?”.

La condanna della Corte europea sulla blasfemia contro l’Islam

Elisabeth Sabaditsch-Wolff pagò 480 euro per non andare in carcere e non ha mai ottenuto comprensione per le sue affermazioni.
Ecco cosa disse il tribunale: “La Corte ha osservato che i tribunali nazionali hanno ampiamente spiegato il motivo per cui i commenti dell’attrice siano riusciti a destare una giustificata indignazione; in particolare, non erano stati espressi in maniera oggettiva, che contribuisse a promuovere un dibattito di interesse pubblico (ad esempio sui matrimoni precoci), ma potevano essere intesi solo come miranti a dimostrare che Maometto non fosse degno di devozione”.

“La Corte ha constatato infine che nel caso in esame i tribunali nazionali hanno bilanciato con attenzione il diritto dell’attrice alla libertà di espressione con il diritto degli altri di tutelare i sentimenti religiosi e mantenere la pace religiosa nella società austriaca.
L’Organizzazione per la Cooperazione islamica (Oci), di cui fanno parte ben 57 Paesi musulmani, accolse di buon grado la sentenza, che costituisce un precedente molto pericoloso e ottiene una piccola vittoria sull’Unione europea, a cui i musulmani chiedevano da tempo “limiti alla libertà di espressione quando si muovono critiche all’Islam”.

 

Antonella Sanicanti

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