Il Santo Padre spera possa diventare un centro di eccellenza ed invita medici e infermieri a curare i bimbi con misericordia.
Era il novembre del 2015 quando papa Francesco entrava per la prima volta all’interno dell’ospedale pediatrico in Banguì, in occasione della visita apostolica. Quel giorno il Santo Padre ha visto le condizioni precarie della struttura e quelle di sofferenza in cui vivevano i bambini africani. Colpito dal triste destino di quegli indifesi, decise di aprire l’anno santo in anticipo, partendo proprio dalla Cattedrale del Banguì.
Ancora oggi, giorno in cui gli sforzi economici dei donatori e della chiesa hanno portato alla ristrutturazione e all’ampliamento di quell’ospedale, il papa non dimentica i volti di quei bambini né le parole che gli rivolse una dottoressa: “Questi nella maggior parte moriranno, perché hanno la malaria, forte, e sono malnutriti”. Dopo quella visita (come in molte occasioni) si è chiesto come mai i bambini soffrono, ma non ha trovato una risposta e oggi dice: “Non trovo spiegazione. Solo guardo il Crocifisso e invoco l’amore misericordioso del Padre per tanta sofferenza”. Ciò nonostante di una cosa è certo: i bambini non devono soffrire e morire in questo modo. L’ospedale, infatti, è un tentativo di evitare che ciò accada.
In una seconda parte del messaggio, papa Francesco spiega che il personale dell’ospedale è stato istruito personalmente dagli specialisti del Santo Bambino. Questo assicurerà competenza, ma la bravura in questi casi da sola non basta, dunque chiede ai medici ed al personale di lasciarsi guidare dalla misericordia: “Incoraggio tutti voi a svolgere la vostra opera di cura dei bambini pensando sempre al ‘buon samaritano del Vangelo’. Siate attenti alle necessità dei vostri piccoli pazienti, chinatevi con tenerezza sulle loro fragilità, e in loro possiate vedere il Signore”.
A tal proposito, aggiunge il pontefice, si augura che quella porta aperta alla misericordia nel 2015 lo sia ancora e possa confluire nei gesti e nello operato di missionari e medici. L’ospedale infatti è un memento per i cristiani che serve loro a ricordare che viviamo in un tempo di Misericordia, in cui i più deboli e i più isolati possano sentire il sostegno dei propri fratelli.
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Luca Scapatello
Fonte: Vaticannews
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