Avvento: cosa ci insegna la quarta candela detta “degli Angeli”

L’ultima candela di colore viola della Corona di Avvento è chiamata “degli Angeli” per rendere omaggio a coloro che annunciarono la nascita del Salvatore.

Avvento candela Angeli

In questa quarta e ultima domenica di Avvento accendiamo la candela che ci richiama al Natale di Gesù, ormai alle porte. 

Sta per concludersi l’Avvento e cresce un’ansia collettiva al pensiero delle cose ancora da fare. Chi è preso dall’acquisto degli ultimi regali, chi dal menù per la festa, chi disquisisce su chi è meglio invitare e chi no, chi si appunta le persone a cui fare gli auguri per non rischiare di dimenticarne qualcuno. Insomma siamo tutti affannati in questo periodo più che in qualsiasi altro dell’anno e così ci muoviamo, anzi corriamo ma nella direzione sbagliata.

Il tempo di attesa che precede il Natale si trasforma da cammino verso Qualcuno che viene, a un movimento continuo verso tutt’altro: i negozi, i supermercati, i ristoranti e tutto ciò che fa da contorno all’evento principale. Invece la candela di oggi, vuole riportare la nostra attenzione all’annuncio dell’avvenimento straordinario della venuta di Gesù che sta per nascere nonostante tutte le nostre distrazioni.

L’Avvento è la metafora della vita

L’Avvento è quel tempo che ci prepara alla celebrazione del Natale ma altrettanto ci ricorda che la vita è un’attesa. Ognuno di noi aspetta qualcosa di buono, se non altro che venga una bella giornata di sole dopo la pioggia, che sovrabbonda negli ultimi due mesi. Ognuno di noi in modo generico attende qualcosa di positivo per la propria vita, ma molti non saprebbero dire neanche cosa esattamente.

Ma noi in quanto cristiani, non aspettiamo qualcosa di indefinito, noi aspettiamo una persona, e la grazia che vogliamo chiedere è di incontrare Gesù. Il rischio che corriamo è di essere distratti da cose anche buone ma di non accorgerci di Gesù che viene. Ed è terribile non accorgerci di nulla.

Come non farci fregare da tutto ciò che ci distrae?

Maria e Giuseppe ci vengono aiuto col loro esempio, e diventano un modello da imitare attraverso l’esercizio delle virtù che li hanno contraddistinti. Ecco qualche utile consiglio da seguire in questi ultimissimi giorni di Avvento: vigilare nella preghiera; coltivare il silenzio, e non si tratta solo di non parlare ma di dominare tutte le passioni che agitano il nostro cuore, e allora la preghiera diventa adorazione, non solo davanti al Santissimo Sacramento ma preghiera adorante della presenza del Signore nell’altro, nelle situazioni quotidiane; essere disponibili al progetto di Dio, gioire nell’attesa, protendere a un servizio di amore verso il prossimo.

E ricordiamoci che l’incontro col Signore avviene in modo oggettivo nella Parola, nell’Eucarestia, vero corpo e vero sangue di Cristo, e nella realtà di ogni giorno. Il Signore viene a noi attraverso tutte quelle situazioni che viviamo ma che non decidiamo noi ma che di fatto accadono, e sono il luogo, il mezzo, la strada che il Signore percorre per venire a noi. Così come i rapporti interpersonali, sono un luogo dove il Signore si manifesta.

Facciamo nostro l’invito della Madonna a Medjugorje “Pregate, pregate, pregate”, e che ognuno di noi possa rivolgersi a Dio con queste parole:” Suscita in noi, Dio Padre, la volontà di andare incontro al Cristo tuo Figlio che viene”.

Simona Amabene

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