La musica di quei canti sacri è, infatti, sempre un inno al Signore e le sue note, accompagnate dalla voce della gente di colore, inconfondibile, calda, che richiama e raccoglie la sofferenza dell’umanità intera, sembrano scaturire dal profondo dell’anima per innalzarsi verso il cielo.
Ai piedi del Signore, poi, si posano leggere, ad implorare con rispetto, ma insistentemente, la grazia. Il Gospel esprime la sacralità della vita, in una preghiera musicata, che Dio non può non ascoltare.
Ed è questo che anche Aretha Franklin ricreò per Papa Francesco. Oggi, che ci prepariamo a salutare la celeberrima donna del Soul e ad accompagnarla con le nostre lacrime, per la sua nascita al cielo, non possiamo smettere di pensare alla sua voce che, per il solo fatto di essere così potente e -sembrerebbe- infinita e certamente inimitabile, richiama alla creazione e fa percepire l’esistenza di Dio, che elargisce i suoi doni e chiede ad alcuni di commuovere, di far gioire, di far riflettere o esultare tutti coloro che hanno il privilegio di ascoltare quelle note.
Antonella Sanicanti
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