Don Divo Barsotti non “solo” sacerdote, molto c’è da scoprire

A 15 anni dalla sua salita al Cielo, oggi ricordiamo un grande uomo, monaco e sacerdote, che ha fondato la Comunità dei Figli di Dio.

don divo barsotti
Don Divo Barsotti – photo web source

Don Divo Barsotti, predicatore ai ritiri spirituali, sacerdote e letterato. I monaci della sua comunità sono in attesa di vederlo, quanto prima, proclamato Beato. Per molti, lui è già Santo, ma la causa di Beatificazione ha tempi molto lunghi.

Il ricordo di Don Divo Barsotti

Don Divo, per i monaci della sua Comunità, era già Santo quando era ancora in vita. E adesso, a 15 anni dalla sua salita al cielo, lo è ancora di più. Fondatore della “Comunità dei Figli di Dio”, Don Divo e la sua causa di Beatificazione hanno ancora molta strada da fare, seguendo quello che sono i tempi e le regole dettate dalla Chiesa.

I vescovi Della Toscana, dove il sacerdote è nato e vissuto, hanno confermato, nuovamente, lo scorso anno, il parere favorevole all’introduzione alla Causa di Beatificazione già espresso nel 2011. Un SI rinnovato dopo lo svolgimento delle fasi preparatorie all’apertura del processo.

L’Arcivescovo di Firenze, Monsignor Betori, lo scorso 4 ottobre, ha promulgato l’Editto con cui informava l’intenzione di aprire la causa a livello diocesano. Don Divo, anche se era nato a Palaia (paese in provincia di Pisa e, quindi, non sotto la giurisdizione della Diocesi di Firenze) aveva vissuto gran parte della sua vita in provincia di Firenze, a Settignano. Qui è morto il 15 febbraio 2006 e, sempre qui, è sepolto.

Don Divo, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, iniziò a prestare servizio sia presso le parrocchie della sua Diocesi come coadiutore dei parroci, sia in seminario come insegnante di lettere.

La fondazione della “Comunità dei Figli di Dio”

Non riuscendo però a trovare una collocazione pienamente soddisfacente, e spinto anche da una vocazione interna che lo portava ad una dimensione missionaria-contemplativa, chiese al vescovo di poter andare in missione. A permesso ottenuto, era pronto a partire per l’India, ma lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, fece naufragare questa sua idea.

Con il finire della guerra, don Divo si trasferì a Firenze. L’allora Arcivescovo della città, Dalla Costa, lo accolse e lo nominò cappellano di un Istituto religioso femminile, a Porta Romana a Firenze, dove vi rimarrà per otto anni.

Nel 1947 iniziò la direzione spirituale di un gruppetto di donne che porterà alla nascita della “Comunità dei figli di Dio”. Al convento si fece conoscere per la sua predicazione. Qui diede alle stampe il suo primo libro, “Cristianesimo russo”. Portò, così, in Italia, per la prima volta figure come San Sergio di Radonež e San Serafino di Sarov.

A metà degli anni ’50 si trasferì a Settignano, in quella che diventerà la Casa madre della Comunità dei figli di Dio. “La ragione della Comunità è il primato della vita di preghiera e dell’unione con Dio, quel primato che finora sembrava essere il fine della vita claustrale e oggi dev’essere il fine di tutti i figli di Dio, nel matrimonio e fuori, nel mondo e nel chiostro.

Don Divo: “Nella Comunità, si vive la propria vocazione”

Per questo chi vive nella solitudine e nel silenzio deve vivere senza staccarsi, anzi rimanendo unito a chi vive nel mondo, e chi vive nel mondo non deve sentirsi staccato, anzi dev’essere unito a chi vive in solitudine e silenzio” – scriveva Don Divo in una pagina del suo diario nel lontano 1964.

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La Comunità è una cosa grande. Si vive la propria vocazione nella Comunità, precisamente in questa unità di tutti nell’amore, unità non soltanto interiore ma concreta, viva, efficace. Bisogna che spezzi le resistenze. Dio vuole questo da me. Non l’imitazione e la ripetizione di tanti istituti che vivono delle opere e per le opere, non l’imitazione e la ripetizione di tanti ordini che vivono in clausura o in monastero. È la Comunità dei Figli di Dio” – concludeva.

15 anni dopo la sua morte

La sua Comunità ricorderà Don Divo nel quindicesimo anniversario della scomparsa, oggi 15 febbraio, con una concelebrazione eucaristica alle 11, nella Basilica “Santissima Annunziata” a Firenze, dove fu celebrato il suo funerale.

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Un’occasione particolare che, nonostante il numero ristretto di partecipanti a causa dell’emergenza Covid, vedrà il passaggio “di governo della famiglia religiosa” da padre Benedetto Ravano, a padre Agostino Ziino, il quale è anche responsabile dell’Archivio Barsotti e che ha curato biografie e riedizioni di molti scritti di don Divo ed è il postulatore designato dalla Comunità.

ROSALIA GIGLIANO

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