Angelus Papa: ha richiamato l’attenzione sul tragico fatto di mercoledì- Video

Il Vangelo odierno (Mc 1,14-20) ci mostra il “passaggio del testimone” da Giovanni Battista a Gesù. Da questo momento, inizia la missione salvifica di Gesù, sintetizzata in queste parole: «II tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (v. 15).

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Durante l’Angelus, papa Francesco, soffermandosi sulle letture domenicali, ne ha individuato le due parole chiave: “il tempo e la conversione”.

Quando si parla di “tempo”, ha osservato il Santo Padre, si intende “la durata della storia della salvezza operata da Dio”. È quindi il tempo in cui “questa azione salvifica arriva al suo culmine, alla sua piena attuazione”. Si tratta del “momento storico in cui Dio ha mandato il Figlio nel mondo e il suo Regno si è fatto più che mai vicino”.

La salvezza implica la nostra libertà

La “salvezza”, però, non è mai “automatica” ma, in quanto “dono d’amore”, richiede una nostra “risposta libera”. “Una libertà senza amore non è amore”, ha puntualizzato il Pontefice. Il passo successivo è la nostra “conversione”, ovvero un cambiamento decisivo di visione e di atteggiamento” che porta a “non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio”.

Il messaggio di Gesù invita “a riconoscersi bisognosi di Dio e della sua grazia; ad avere un atteggiamento equilibrato nei confronti dei beni terreni; a essere accoglienti e umili verso tutti; a conoscere e realizzare sé stessi nell’incontro e nel servizio agli altri”. Il peccato, al contrario, istiga “all’affermazione di sé stessi contro gli altri e anche contro Dio”, spesso usando “l’inganno e la violenza”.

Il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo”, ha sottolineato il Papa. Questo tempo è “un tempo prezioso per amare Dio e il prossimo, e così entrare nella vita eterna”.

Dramma intorno a piazza San Pietro

Subito dopo la recita dell’Angelus, Bergoglio ha richiamato l’attenzione su un tragico fatto avvenuto mercoledì scorso, “a pochi metri da Piazza San Pietro”. La morte di Edwin, 46enne senzatetto nigeriano, segue una triste serie di altri senzatetto deceduti a Roma nelle stesse drammatiche circostanze.

Chiedendo preghiere per Edwin, Francesco ha detto: “Ci sia di monito quanto detto da San Gregorio Magno, che, dinanzi alla morte per freddo di un mendicante, affermò che quel giorno non si sarebbero celebrate Messe perché era come il Venerdì santo”. Poi ha aggiunto: “Pensiamo a cosa ha sentito quest’uomo, 46 anni, nel freddo, ignorato da tutti, abbandonato, anche da noi”.

L’omelia: diventare “pescatori di uomini”

Causa forte sciatalgia il Santo Padre non ha potuto presiedere, come previsto inizialmente, la messa in occasione della II Domenica della Parola di Dio. L’omelia da lui preparata è stata quindi letta da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Un’emergenza simile si era già verificata il 1° gennaio.

Commentando il Vangelo del giorno (Mc 1,15), il Pontefice si è soffermato sulla Parola di Dio che “con-sola”, ovvero “sta con chi è solo”. Questa Parola “infonde pace”, eppure “non ci lascia in pace, perché implica l’imperativo della “conversione”. Chi sperimenta la vicinanza di Dio non può distanziare il prossimo, non può allontanarlo nell’indifferenza”. Al contrario, è chiamato a “seminare speranza attraverso la vicinanza. Proprio come fa Dio con noi”.

Questa speranza, Gesù inizia a seminarla non nelle élite del suo tempo, bensì tra le persone umili: “comincia da lì, non dal centro ma dalla periferia, e lo fa per dire anche a noi che nessuno è ai margini del cuore di Dio”. I primi discepoli “non li attira con discorsi alti e inarrivabili, ma parla alle loro vite: essendo pescatori, li chiama ad essere “pescatori di uomini”. Se Gesù avesse detto loro: “Venite dietro a me, vi farò Apostoli: sarete inviati nel mondo e annuncerete il Vangelo con la forza dello Spirito, verrete uccisi ma diventerete santi”, è plausibile che Pietro e Andrea gli avrebbero risposto: “Grazie, ma preferiamo le nostre reti e le nostre barche”.

Con noi contemporanei, Cristo fa la stessa cosa: “Ci cerca dove siamo, ci ama come siamo e con pazienza accompagna i nostri passi”. Il suo obiettivo è farci “cambiare rotta, perché smettiamo di vivacchiare e prendiamo il largo dietro a Lui”.

Chiudiamo il cellulare e apriamo il Vangelo

In conclusione, il Papa ha rinnovato il suo invito a tenere sempre vicina a noi, la “Parola”, ovvero la Bibbia. “Portiamola sempre con noi, in tasca, nel telefono; diamole un posto degno nelle nostre case”.

E ha lanciato il suo appello: “Chiediamo al Signore la forza di spegnere la televisione e di aprire la Bibbia; di chiudere il cellulare e di aprire il Vangelo”. Specie quest’anno, con la lettura di Marco, “il più semplice e breve”, siamo incentivati alla lettura, che “ci farà sentire il Signore vicino e ci infonderà coraggio nel cammino della vita”.

Luca Marcolivio

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