Un quesito davvero importante, che Francesco ha pronunciato oggi, capace di cogliere il senso stesso della relazione con Dio.
Francesco infatti ha commentato il Vangelo di oggi (Gv 6,24-35) spiegando che questo “presenta alcune barche in movimento verso Cafarnao”, e che ciò indica come la folla stia andando a cercare Gesù. “La scena iniziale del Vangelo, nella Liturgia odierna ci presenta alcune barche in movimento verso Cafarnao: la folla sta andando a cercare Gesù. Potremmo pensare che sia una cosa molto buona, eppure il Vangelo ci insegna che non basta cercare Dio, bisogna anche chiedersi il motivo per cui lo si cerca. Infatti, Gesù afferma: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati»”.
La domanda del Papa che interroga ogni cristiano
Il Papa si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, e nell’introdurre la preghiera mariana dell’Angelus ha deciso di soffermarsi su queste fondamentali questioni. Quali sono le ragioni e le motivazioni che ci spingono a cercare Gesù, il Dio della vita e dell’amore che ci salva da ogni male? Come nasce questo desiderio, e a che cosa aspiriamo in realtà?
Domande che ogni cattolico deve porsi necessariamente almeno una volta nella vita, se non l’abbia già fatto. “La gente, infatti, aveva assistito al prodigio della moltiplicazione dei pani, ma non aveva colto il significato di quel gesto: si era fermata al miracolo esteriore e al pane materiale”, ha spiegato Francesco. “Ecco allora una prima domanda che possiamo farci: perché cerchiamo il Signore? Quali sono le motivazioni della nostra fede? Abbiamo bisogno di discernere questo, perché tra le tante tentazioni ce n’è una che potremmo chiamare tentazione idolatrica”.
Il bisogno di allontanare ogni tipo di idolatria dalla vita dei cristiani
Una prospettiva decisamente sconveniente che è necessario allontanare in ogni modo, quella di fare del Signore una sorta di nostro idolo personale, a uso e consumo di quei desideri indotti dalla società troppo spesso consumistica e materialistica in cui viviamo. “È quella che ci spinge a cercare Dio a nostro uso e consumo, per risolvere i problemi, per avere grazie a Lui quello che da soli non riusciamo a ottenere. Ma in questo modo la fede rimane superficiale e miracolistica: cerchiamo Dio per sfamarci e poi ci dimentichiamo di Lui quando siamo sazi. Al centro di questa fede immatura non c’è Dio, ci sono i nostri bisogni”, ha quindi spiegato Francesco.
Il Papa ha voluto insomma puntare l’attenzione su un rischio insito nel mondo in cui viviamo e nella maniera in cui spesso si finisce per vivere e per approcciarsi persino alla fede cristiana: quella di guardare ai nostri bisogni e interessi egoistici piuttosto che alla bellezza della Parola di amore e di vita eterna che Gesù ci offre. Vivere come cristiani significa donarsi interamente all’altro e a quell’amore infinto e senza condizione che solo Dio può veramente donarci, e che può riempire la nostra vita di un preannuncio di ciò che ci sarà dopo.
Dio desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore
“È giusto presentare al cuore di Dio le nostre necessità, ma il Signore, che agisce ben oltre le nostre attese, desidera vivere con noi anzitutto una relazione d’amore”, ha infatti spiegato il Papa. “L’amore vero è disinteressato, è gratuito: non si ama per ricevere un favore in cambio! Ci può aiutare una seconda domanda, quella che la folla rivolge a Gesù: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?»”. Una domanda che provocava i fedeli di allora e che continua a farlo ancora oggi in tutto il mondo.
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“È come se la gente, provocata da Gesù, dicesse: “Come fare per purificare la nostra ricerca di Dio? Come passare da una fede magica, che pensa solo ai propri bisogni, alla fede che piace a Dio?”. E Gesù indica la strada: risponde che l’opera di Dio è accogliere Colui che il Padre ha mandato, cioè Lui stesso, Gesù. Non è aggiungere pratiche religiose o osservare speciali precetti; è accogliere Gesù nella vita, vivere una storia d’amore con Lui. Sarà Lui a purificare la nostra fede. Da soli non siamo in grado”.
Prima delle cose che riceviamo e facciamo, c’è Lui da amare
Una consapevolezza che, al contrario di quanto si potrebbe pensare, non limita in alcun modo ma diversamente apre alla vita eterna e all’incontro con Gesù, il Signore che ci ama senza limiti e confini. Dio, infatti, ha concluso il Papa, non chiede altro in cambio se non il nostro amore che ci apre le porte del cielo già su questa terra.
“Il Signore desidera con noi un rapporto d’amore: prima delle cose che riceviamo e facciamo, c’è Lui da amare. C’è una relazione con Lui che va oltre le logiche dell’interesse e del calcolo. Questo vale nei riguardi di Dio, ma anche nelle nostre relazioni umane e sociali: quando cerchiamo soprattutto il soddisfacimento dei nostri bisogni, rischiamo di usare le persone e di strumentalizzare le situazioni per i nostri scopi. E una società che mette al centro gli interessi invece delle persone è una società che non genera vita”.
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In sostanza, ha concluso il Papa, il Vangelo ci invita a metterci in gioco e ad amare il Signore con tutto il nostro cuore, chiedendoci quali sono le ragioni che davvero ci spingono a farlo. “L’invito del Vangelo è questo: piuttosto che essere preoccupati soltanto del pane materiale che ci sfama, accogliamo Gesù come il pane della vita e, a partire dalla nostra amicizia con Lui, impariamo ad amarci tra di noi. Con gratuità e senza calcoli. Preghiamo ora la Vergine Santa, Colei che ha vissuto la più bella storia d’amore con Dio, perché ci doni la grazia di aprirci all’incontro con il suo Figlio”.
Giovanni Bernardi