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Angelus: il Papa ricorda Giovanni Paolo II e tocca i cuori

Le parole di Papa Francesco durante l’Angelus davanti al dramma della guerra a cui si aggiungono le catastrofi naturali riporta al centro l’intuizione fondamentale di Giovanni Paolo II che ancora oggi continua a colpire nel profondo i cuori di tanti fedeli in ogni parte del mondo. 

Il pensiero di Bergoglio infatti oggi, nel giorno in cui ricorre il gesto di importanza unica del Santo polacco, riporta al centro la grandezza dell’amore di Dio e della sua Misericordia per ciascuno.

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Affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha infatti deciso di inviare “un pensiero speciale” rivolgendosi “ai numerosi pellegrini che oggi si sono radunati nel Santuario della Divina Misericordia a Cracovia, dove vent’anni fa Giovanni Paolo II fece l’atto di affidamento del mondo alla Divina Misericordia”. 

“Più che mai vediamo oggi il senso di quel gesto che vogliamo rinnovare nella preghiera e nella testimonianza della vita”, ha spiegato Bergoglio con grande trasporto emotivo, riportando l’attenzione sul culto avviato da Suor Faustina Kowalska che da allora si è incredibilmente diffuso in maniera radicale in tutto il Pianeta depositandosi nel profondo del cuore di tanti fedeli. “La misericordia è la Via della Salvezza per ognuno di noi e per il mondo intero. Chiediamo per ognuno di noi misericordia e pietà per il martoriato popolo ucraino”, ha ricordato Francesco.

Il Vangelo “ci riscalda con l’amore di Dio”

Introducendo la preghiera mariana, Bergoglio è tornato sul Vangelo della liturgia odierna e in particolare su di “un’espressione di Gesù che sempre ci colpisce e ci interroga”. “Mentre è in cammino con i suoi discepoli, Egli dice: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!”, ha ricordato il Papa. “Di quale fuoco sta parlando? E che significato hanno queste parole per noi oggi? Come sappiamo, Gesù è venuto a portare nel mondo il Vangelo, cioè la buona notizia dell’amore di Dio per ciascuno di noi”.

Per questo, ha commentato il Papa, “ci sta dicendo che il Vangelo è come un fuoco, perché si tratta di un messaggio che, quando irrompe nella storia, brucia i vecchi equilibri del vivere, sfida a uscire dall’individualismo, a vincere l’egoismo, a passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla vita nuova del Risorto”. Per la semplice ragione che “il Vangelo, cioè, non lascia le cose come stanno, ma provoca al cambiamento e invita alla conversione. Non dispensa una falsa pace intimistica, ma accende un’inquietudine che ci mette in cammino, ci spinge ad aprirci a Dio e ai fratelli. È proprio come il fuoco: mentre ci riscalda con l’amore di Dio, vuole bruciare i nostri egoismi, illuminare i lati oscuri della vita, consumare i falsi idoli che ci rendono schiavi”.

“Gesù è acceso dal fuoco dell’amore di Dio”

Un amore che irrompe dalle parole e dai gesti di Gesù fino ad arrivare ad oggi a ciascuno di noi. “Sulla scia dei profeti biblici – pensiamo per esempio a Elia e a Geremia – Gesù è acceso dal fuoco dell’amore di Dio e, per farlo divampare nel mondo, si spende in prima persona, amando fino alla fine, fino alla morte e alla morte di croce”, ha continuato il Papa. “Egli è ricolmo di Spirito Santo, che è paragonato al fuoco, e con la sua luce e la sua forza svela il volto misericordioso di Dio e dà speranza a quanti sono considerati perduti, abbatte le barriere dell’emarginazione, guarisce le ferite del corpo e dell’anima, rinnova una religiosità ridotta a pratiche esteriori”.

Una verità fondamentale che parla ai cuori di ciascuno di noi, oggi, invitandoci “a riaccendere la fiamma della fede, perché essa non diventi una realtà secondaria, o un mezzo di benessere individuale, che ci fa evadere dalle sfide della vita e dall’impegno nella Chiesa e nella società”. Come diceva il padre de Lubac, ricordato da Francesco, “la fede in Dio ci rassicura, ma non come vorremmo noi: cioè non per procurarci un’illusione paralizzante o una soddisfazione beata, ma per permetterci di agire”.

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“La fede, insomma, non è una “ninna nanna” che ci culla per farci addormentare, ma un fuoco acceso per farci stare desti e operosi anche nella notte!”, ha concluso il Papa. “Fratelli, sorelle, verifichiamoci su questo, così che anche noi possiamo dire come Gesù: siamo accesi del fuoco dell’amore di Dio e vogliamo gettarlo nel mondo, portarlo a tutti, perché ciascuno scopra la tenerezza del Padre e sperimenti la gioia di Gesù, che allarga il cuore e fa bella la vita. Preghiamo per questo la Vergine Santa: lei, che ha accolto il fuoco dello Spirito Santo, interceda per noi”.

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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