Angelus. Il Papa punta il dito con la principale causa delle guerre

Francesco ringrazia le autorità che hanno reso possibile il suo viaggio in Canada e torna nuovamente sulla situazione in Ucraina, per la quale sta pregando incessantemente.

Litigare per un’eredità tra fratelli è questione purtroppo parecchio “all’ordine del giorno” ancora oggi. Molti addirittura “non si parlano più” proprio per questioni di eredità. Ne ha accennato oggi papa Francesco, affacciandosi dal suo studio su piazza San Pietro, in occasione dell’Angelus.

La terribile schiavitù del denaro

Il riferimento è al Vangelo odierno (Lc 12,13-21), in cui un uomo chiede a Gesù di sollecitare il fratello a dividere l’eredità con lui. Senza entrare nei particolari di questa controversia, Gesù “va alla radice delle divisioni causate dal possesso delle cose e dice: «Tenetevi lontani da ogni cupidigia» (v. 15)

Per “cupidigia”, ha ricordato il Santo Padre, si intende una “avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi”. Si tratta di “una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza” e, in particolare, “chi ha tanto non si accontenta mai”, anzi, “vuole sempre di più, e solo per sé”.

Chi è schiavo del possesso, però, “non è più libero: è attaccato, schiavo di ciò che paradossalmente doveva servirgli per vivere libero e sereno. Anziché servirsi del denaro, diventa servo del denaro”, ha osservato il Pontefice.

Il rischio idolatria è dietro l’angolo

La cupidigia è una “malattia pericolosa anche per la società”, al punto che guerre” e “conflitti” di solito hanno a che fare con la “brama di risorse e ricchezze. Dietro una guerra, ci sono sempre molti “interessi”, a partire dal “commercio di armi”.

Gesù ci spiega che, alla base di tutto ciò, “non ci sono solo alcuni potenti o certi sistemi economici: c’è la cupidigia che è nel cuore di ciascuno”. Pertanto, sollecita un esame di coscienza individuale: “come va il mio distacco dai beni, dalle ricchezze? Mi lamento per ciò che mi manca o so accontentarmi di quello che ho?”.

E ancora: “Sono tentato, in nome dei soldi e delle opportunità, di sacrificare le relazioni e il tempo per gli altri? E ancora, mi capita di sacrificare sull’altare della cupidigia la legalità e l’onestà?”.

Beni materiali”, “soldi” e “ricchezze” rischiano di diventare “una vera e propria idolatria”. Per questo, ha aggiunto il Papa, Gesù ammonisce che “non si possono servire due padroni”, ovvero servire sia “Dio”, sia le “ricchezze”.

Si può servire la ricchezza?

Servirsi delle ricchezze” è consentito, “servire la ricchezza no”: sarebbe “idolatria”, sarebbe “offendere Dio”. Si può anche “desiderare di essere ricchi”, è persino “giusto” e “bello” desiderarlo, purché si diventi “ricchi secondo Dio.

Dio, infatti, è “il più ricco di tutti: è ricco di compassione, di misericordia. La sua ricchezza non impoverisce nessuno, non crea litigi e divisioni. È una ricchezza che ama dare, distribuire, condividere”.

In conclusione, Francesco ha ribadito che “la vita non dipende da ciò che si possiede” ma, piuttosto, dalle “buone relazioni con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno”.

Altra domanda suscitata da Bergoglio: “Quale eredità voglio lasciare? Soldi in banca, cose materiali, o gente contenta attorno a me, opere di bene che non si dimenticano, persone che ho aiutato a crescere e maturare?”.

Ucraina: si può solo negoziare

Dopo la recita dell’Angelus, papa Francesco ha accennato al suo recente viaggio in Canada, di cui trarrà un bilancio durante l’udienza generale di mercoledì prossimo.

Nel frattempo, ha ringraziato “tutti coloro che hanno reso possibile questo pellegrinaggio penitenziale, a partire dalle autorità civili, dai capi delle popolazioni indigene, dai vescovi canadesi. Ringrazio di cuore quanti mi hanno accompagnato con la loro preghiera”.

Anche durante la sua visita pastorale in Canada, il Santo Padre non ha mai smesso di “pregare per il popolo ucraino, aggredito e martoriato, chiedendo a Dio di liberarlo dal flagello della guerra”.

Se si guardasse la realtà oggettivamente, considerando i danni che ogni giorno di guerra porta a quella popolazione e al mondo intero, l’unica cosa ragionevole da fare sarebbe fermarsi e negoziare. Che la saggezza ispiri passi concreti di pace”, ha quindi concluso il Pontefice.

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