Angelus, il Papa: chi cerca Dio dove e quando inizia a trovarlo?

Nell’Angelus di oggi Papa Francesco, tramite il gesto di Gesù nel Vangelo, ha poi smascherato un mito che purtroppo fa parte della società in cui viviamo e che spesso colpisce molti di noi, cristiani, in maniera inesorabile.

Affrontare faccia a faccia questa condizione è però il primo modo per entrare in quel mistero divino di cui Gesù ci parla e quindi fare proprio come ha fatto il Signore, inserendoci nella sua strada di salvezza che ha tracciato per noi.

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Chi cerca Dio lo trova lì, nei piccoli, nei bisognosi: non solo di beni, ma di cura e di conforto, come i malati, gli umiliati, i prigionieri, gli immigrati, i carcerati. Lì c’è Lui. Ecco perché Gesù si indigna: ogni affronto fatto a un piccolo, a un povero, a un indifeso, è fatto a Lui”.

La reazione insolita di Gesù commentata dal Papa

Sono queste le parole di uno dei passaggi più importanti del discorso che il Santo Padre Francesco ha pronunciato, affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Il Vangelo di oggi presenta infatti un Gesù insolito, che si indigna, ma che proprio per questo ci lancia un messaggio ben preciso sulla nostra vita.

“Nel Vangelo della Liturgia di oggi vediamo una reazione di Gesù piuttosto insolita: si indigna“, ha spiegato il Papa. “E quello che più sorprende è che la sua indignazione non è causata dai farisei che lo mettono alla prova con domande sulla liceità del divorzio, ma dai suoi discepoli che, per proteggerlo dalla ressa della gente, rimproverano alcuni bambini che vengono portati da Gesù”.

Ecco con chi si sdegna il Signore nel Vangelo di oggi

In altre parole, ha spiegato il Papa, “il Signore non si sdegna con chi discute con Lui, ma con chi, per sollevarlo dalla fatica, allontana da Lui i bambini. Perché? Ci ricordiamo – era il Vangelo di due domeniche fa – che Gesù, compiendo il gesto di abbracciare un bambino, si era identificato con i piccoli: aveva insegnato che proprio i piccoli, cioè coloro che dipendono dagli altri, che hanno bisogno e non possono restituire, vanno serviti per primi (cfr Mc 9,35-37)”.

Francesco ha spiegato che nel passo evangelico di oggi “il Signore riprende questo insegnamento e lo completa”. Leggiamo infatti: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15). “Ecco la novità”, ha commentato Francesco: “il discepolo non deve solo servire i piccoli, ma riconoscersi lui stesso piccolo. Sapersi piccoli, sapersi bisognosi di salvezza, è indispensabile per accogliere il Signore. È il primo passo per aprirci a Lui”.

Nella prosperità abbiamo l’illusione di essere autosufficienti

Purtroppo però, non sempre accade così, specialmente nella società in cui viviamo, ha commentato il Papa. “Spesso, però, ce ne dimentichiamo. Nella prosperità, nel benessere, abbiamo l’illusione di essere autosufficienti, di bastare a noi stessi, di non aver bisogno di Dio. È un inganno, perché ognuno di noi è un essere bisognoso, un piccolo”.

Infatti c’è un atteggiamento della nostra vita che è necessario allontanare per entrare nel Regno di Dio: quello di sentirsi superiori a tutto e a tutti. Gesù, come spiega il Papa, ci invita invece a fare l’esatto opposto, e ci indica che solo in questo modo sarà possibile vivere una vita piena insieme al Signore.

Riconoscersi piccoli è il punto di partenza per diventare grandi

“Nella vita riconoscersi piccoli è il punto di partenza per diventare grandi. Se ci pensiamo, cresciamo non tanto in base ai successi e alle cose che abbiamo, ma soprattutto nei momenti di lotta e di fragilità. Lì, nel bisogno, maturiamo; lì apriamo il cuore a Dio, agli altri, al senso della vita. Quando ci sentiamo piccoli di fronte a un problema, a una croce, a una malattia, quando proviamo fatica e solitudine, non scoraggiamoci. Sta cadendo la maschera della superficialità e sta riemergendo la nostra radicale fragilità: è la nostra base comune, il nostro tesoro, perché con Dio le fragilità non sono ostacoli, ma opportunità”.
Insomma, è che “proprio nella fragilità” che “scopriamo quanto Dio si prende cura di noi“. “Il Vangelo oggi dice che Gesù è tenerissimo con i piccoli: «prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (v. 16)”, ha affermato in conclusione il Papa.
Le contrarietà, le situazioni che rivelano la nostra fragilità sono occasioni privilegiate per fare esperienza del suo amore. Lo sa bene chi prega con perseveranza: nei momenti bui o di solitudine, la tenerezza di Dio verso di noi si fa – per così dire – ancora più presente. Ci dà pace, ci fa crescere. Nella preghiera il Signore ci stringe a sé, come un papà col suo bambino. Così diventiamo grandi: non nell’illusoria pretesa della nostra autosufficienza, ma nella fortezza di riporre nel Padre ogni speranza. Proprio come fanno i piccoli. Chiediamo oggi alla Vergine Maria una grazia grande, quella della piccolezza: essere bambini che si fidano del Padre, certi che Lui non manca di prendersi cura di noi”.
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