Anche la Camorra a Medjugorie?

Anche la Camorra a Medjugorie?
Medjugorje

Ebbene si, pare che anche la camorra si “interessi” di Medjugorie. Come molti sapranno, nel maggio 2018 papa Bergoglio ha nominato l’arcivescovo polacco Henrik Hoser “visitatore apostolico a tempo indeterminato” del santuario bosniaco: una sorta di commissariamento del luogo di culto, che secondo la gerarchia ecclesiastica necessiterebbe di ulteriori controlli e verifiche. Non torno qui su tutte le varie prese di posizione che si sono succedute nel corso del tempo su Medjugorie, e dei risultati della commissione incaricata di dare un parere definitivo sulle apparizioni. Ora, ad aprire un nuovo fronte sulla questione è proprio mons. Hoser, che si riferisce con parole molto dure a questa presunta dimensione negativa del santuario.

In realtà, parlare degli effetti positivi di Medjugorie in questa sede sembra superfluo: mi limito solo a dire che se Lourdes è passata alla storia per le guarigioni del corpo, Medjugorie ha un primato tutto suo nelle guarigioni dello spirito. Conversioni in quantità esorbitante in un’epoca di dilagante secolarizzazione fanno di questo posto un vero e proprio baluardo della cristianità contro l’apostasia di massa che purtroppo caratterizza la nostra epoca. Dirò di più: come sosteneva fra gli altri s. Agostino, una conversione ha una valenza ben maggiore di una guarigione miracolosa, perché se il Signore dispone a suo totale piacimento delle forze della natura, che può gestire come meglio crede, non è così per la coscienza dell’uomo. Ecco perché se una guarigione– per quanto strabiliante e misteriosa possa apparire ai nostri occhi – è ben poca cosa in assoluto, su ben altro piano viene a collocarsi una conversione, visto che c’è in ballo il libero arbitrio: sappiamo che questo è un ambito da cui Dio volontariamente si ritrae e non forza nessuno. Dio ha creato l’uomo libero, e non torna sulla sua scelta (altrimenti si contraddirebbe, il che è assurdo): una conversione del cuore è quindi un atto libero, a cui Dio può certamente contribuire con la sua Grazia che agisce per vie misteriose. Ma, a differenza di una guarigione, qui l’ultima e definitiva parola spetta all’uomo. Ecco dunque la grandezza di questo luogo, dove si sono verificate sì guarigioni del corpo ma in misura ben maggiore sono avvenute conversioni strabilianti, incredibili.

Alla luce di tutto questo, che è l’aspetto centrale di Medjugorie e che non va mai dimenticato, cos’è dunque accaduto di nuovo? Durante un’omelia pronunciata in una cappella all’interno dell’aeroporto di Varsavia, l’arcivescovo Hoser avrebbe detto:

«Un altro posto dove c’è una lotta sempre più agguerrita tra il bene e il male è Medjugorie. Da un lato, incontriamo migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconciliazione. D’altra parte, bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini, questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del Napoletano, che conta sui profitti».

Parole indubbiamente durissime, visto soprattutto il ruolo di enorme responsabilità che è stato affidato a questo presule. In pratica, accanto alla dimensione alta, spirituale del luogo, ve ne sarebbe una terrena e materiale. In fin dei conti, non c’è nulla di male nel guadagnarsi il pane in attività commerciali legate al santuario: sempre ci sono state, sempre ci saranno, che piaccia o no sono il necessario corollario ad ogni luogo sacro. Del resto, per andare a Medjugorie servono dei mezzi di trasporto, per soggiornare lì ci sono gli alberghi, e se un pellegrino per un qualsiasi motivo volesse acquistare un oggetto legato a Maria o al suo Figlio sono affari suoi, e nessuno può stare lì a sindacare. Quel che è certo è che serve qualcuno che produca e smerci quegli oggetti. Ecco dunque l’ovvio apparato commerciale che da sempre accompagna ogni santuario: siamo fatti di carne e non solo di spirito, è con il corpo che avviene il pellegrinaggio, ed è per questo che abbiamo bisogno di posti dove dormire, mangiare, ecc… È una storia vecchia: chi ha letto i “Canterbury Tales” di Geoffrey Chaucer, sa che anche in questo testo risalente al XIV secolo si parla proprio dell’aspetto “terra-terra” dei pellegrinaggi, che a volte può sfociare in veri e propri abusi nei confronti della buona fede dei fedeli.

La novità della denuncia clamorosa di mons. Hoser invece sta nell’aver specificato la presenza di diverse organizzazioni criminali, tra le quali si precisa la provenienza geografica di una di esse, un cartello malavitoso che speculerebbe economicamente sul santuario. Attenzione, perché non mi risulta che nella storia pluridecennale del santuario sia mai stata fatta una dichiarazione di questo tipo. Si tratta perciò di una novità importante, che non può essere lasciata cadere come se niente fosse. Inoltre, l’arcivescovo sa per certo che si tratta di napoletani, anzi di tutto il discrso fatto questo è l’aspetto più preciso e inequivocabile: in questo modo però, ha scatenato le giuste reazioni di tutti quei (tantissimi) pii pellegrini che provengono da quella città meravigliosa e che si sentono vittime di un pregiudizio. Tuttavia, manca nella denuncia la parte più importante: non è infatti chiaro su quale aspetto del pellegrinaggio questi presunti camorristi verrebbero a speculare: sui viaggi? Sul soggiorno? O magari sulla ristorazione? Potrebbe essere però anche la vendita dei vari oggetti come rosari, statuine, icone… Quello che ci si augura è che a questo discorso faccia seguito o si accompagni presto – se questo già non è avvenuto – a un’azione di denuncia che coinvolga le forze dell’ordine: non si capirebbe altrimenti il senso di questa “sparata”. Attendiamo quindi a breve degli sviluppi anche giudiziari: se il vescovo sa, che dica tutto e si faccia aiutare da chi per competenza è chiamato a gestire queste situazioni. Chissà che poi la infinita dolcezza della Regina dei cieli non venga a toccare anche il cuore indurito di qualcuno fra questi malfattori: in fondo, anche loro sono suoi figli…

Alessandro Laudadio

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