Aborto, il duro monito del Papa: “si risvegli la coscienza dei legislatori”

Il duro monito di Papa Francesco contro l’aborto: si risvegli la coscienza dei legislatori sul valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale.

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Papa Francesco, dopo le dure parole della Congregazione della Dottrina della Fede contro l’Eutanasia, mai accettabile per un cattolico, è tornato ancora una volta a sottolineare il valore non alienabile e non negoziabile della vita umana. Ribadendo ancora una volta, con grande nettezza, l’impossibilità per un cattolico di praticare o avallare qualsiasi forma di aborto.

Le dure e inequivocabili parole di Francesco contro l’aborto

Il Pontefice, al momento dei saluti dei fedeli polacchi al termine dell’Udienza generale del mercoledì, ha infatti benedetto una campana, commissionata dalla Fondazione “Sì alla Vita” e chiamata “La Voce dei non Nati“. “Essa accompagnerà gli eventi volti a ricordare il valore della vita umana dal concepimento alla morte naturale”, ha così spiegato Francesco al termine dell’udienza generale del mercoledì,

La sua voce risvegli le coscienze dei legislatori e di tutti gli uomini di buona volontà in Polonia e nel mondo”, è il monito di Bergoglio, che ha infine anche ricordato Padre Pio, di cui oggi si celebra la ricorrenza in Italia e in tutto il mondo, tra i numerosi devoti al santo sparsi tra le nazioni di tutti i continenti.

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Il ricordo di San Pio da Pietrelcina pronunciato da Papa Francesco

L’auspicio del Papa è che “la testimonianza di fede e di carità che animò san Pio da Pietrelcina, di cui oggi facciamo memoria, sia per ciascuno un invito a confidare sempre nella bontà di Dio, accostandosi con fiducia al Sacramento della Riconciliazione, di cui il Santo del Gargano, instancabile dispensatore della misericordia divina, fu assiduo e fedele ministro”.

Durante l’Udienza, il Papa ha parlato a braccio davanti a 500 persone nel Cortile di San Damaso. mentre fuori altri fedeli lo hanno seguito dagli schermi di piazza San Pietro, sotto una pioggia che cominciava a cadere su di loro. Il tema affrontato da Bergoglio è stato quello dell’emergenza sanitaria ancora purtroppo tristemente in corso.

Coronavirus, Francesco: per uscire dalla crisi vanno ascoltati tutti

Nelle sue parole Francesco ha fortemente attaccato chi di fronte al dramma pensa di poter tirare avanti da solo nella ricerca dei propri interessi. Qualcosa che non solo non è possibile ma è anche altamente immorale e ingiusto. Per uscire dalla crisi infatti, ha spiegato il Papa, “vanno ascoltati tutti”. Il problema però è che purtroppo oggi “si ascoltano più le multinazionali che i movimenti sociali o gli operatori sanitari”.

Visita di Papa Francesco a Pietrelcina e San Giovanni Rotondo
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“Per uscire migliori da una crisi come quella attuale, che è una crisi sanitaria e al tempo stesso sociale, politica ed economica, ognuno di noi è chiamato ad assumersi la sua parte di responsabilità, cioè condividere le responsabilità”, ha tuonato Francesco, chiamando quindi ciascuno in causa con i propri ruoli e le proprie responsabilità e capacità.

Coronavirus, l’attacco del Papa a multinazionali e case farmaceutiche

“Pensiamo anche al modo di curare il virus: si ascoltano più le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari, impegnati in prima linea negli ospedali o nei campi-profughi. Questa non è la strada buona. Tutti vanno ascoltati. Tutti”

Mentre quello che non viene ascoltato è il “principio di sussidiarietà”. Cioè il diritto delle persone che hanno a che fare con i problemi di avere l’ultima parola, piuttosto che lasciare decidere a potentati lontani che hanno poco a cuore il bene delle persone, o perlomeno spesso non conoscono nemmeno quale sia.

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Il Papa: troppo spesso ci si dimentica del principio di sussidiarietà

“Lasciar parlare tutti: così funziona il principio di sussidiarietà”, è la spiegazione di Francesco. Riferendosi così a quei corpi intermedi che “con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizzano e rafforzano il corpo sociale, cioè c’è una collaborazione dal’alto in basso, dallo Stato al popolo, e dal popolo in alto, e questo è proprio l’esercizio del principio di sussidiarietà”.

“Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi”, è quindi l’invito del Pontefice.

Il Papa: la mancanza di sussidiarietà si è diffusa come un virus

Purtroppo però “oggi, questa mancanza di rispetto del principio di sussidiarietà si è diffusa come un virus. Pensiamo alle grandi misure di aiuti finanziari attuate dagli Stati. Si ascoltano di più le grandi compagnie finanziarie anziché la gente o coloro che muovono l’economia reale.

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Si ascoltano di più le compagnie multinazionali che i movimenti sociali. Parlando in ‘dialetto’ quotidiano, si ascoltano più i potenti che i deboli e questo non è il cammino umano, non è il cammino che ci ha insegnato Gesù”.

La denuncia del Papa: si ascoltano più i potentati che le persone

Spesso infatti, ha spiegato il Papa, ​”molte persone non possono partecipare alla ricostruzione del bene comune perché sono emarginate, sono escluse, sono ignorate; certi gruppi sociali non riescono a contribuirvi perché soffocati economicamente o politicamente. In alcune società, tante persone non sono libere di esprimere la propria fede e i propri valori, le proprie idee. Se le esprimono con libertà, vanno in carcere. Altrove, specialmente nel mondo occidentale, molti auto-reprimono le proprie convinzioni etiche o religiose”.

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“Dobbiamo rispondere non solo come persone singole, ma anche a partire dal nostro gruppo di appartenenza, dal ruolo che abbiamo nella società, dai nostri principi e, se siamo credenti, dalla fede in Dio

Giovanni Bernardi

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