Da una vita dissoluta san Camillo de Lellis si converte e poi ha l’intuizione di dedicarsi ai malati curandoli come nessuno aveva mai fatto prima.

È conosciuto come il patrono dei malati, degli ospedali e degli infermieri: a san Camillo de Lellis, che si commemora oggi 14 luglio, è dedicato anche un famoso ospedale romano. La sua vita è stata in gran parte dedicata alla cura dei sofferenti nel corpo e nello spirito, ma non è sempre stato così: prima c’è stato un periodo di vita dissoluta ed una conversione che ha cambiato tutto.
Camillo de Lellis nasce il 25 maggio 1550 a Bucchianico, in provincia di Chieti. I suoi genitori sono ormai avanti con gli anni quando nasce, tanto desiderato dopo un fratello più grande. Nell’adolescenza viene colpito dalla perdita della madre, che muore quando lui ha solo 13 anni.
Santo di oggi 14 luglio: San Camillo de Lellis
Cresce sotto l’educazione paterna che lo avvia alla carriera militare. Il padre muore quando lui ha 20 anni e lui prosegue nella strada intrapresa conducendo una vita mondana e per niente edificante. Qualcosa inizia a cambiare quando lascia il lavoro militare a causa di un’ulcera alla caviglia che gli costa un periodo di ricovero ospedaliero.
Poi, si rimette a lavorare e continua a condurre uno stile di vita dissoluto fatto di divertimenti e giochi a carte dilapidando i soldi che guadagnava. Combatte contro i turchi in una battaglia e ad un certo punto finisce in miseria tanto da dover elemosinare per sopravvivere.
Trova lavoro come manovale presso i frati cappuccini di Manfredonia e in quest’ambiente avviene la sua totale conversione. Decide così di servire il Signore “sputando in faccia al demonio“, come disse. Il problema alla caviglia che lo aveva afflitto anni prima si ripresenta e subisce diversi ricoveri in ospedale dove ha modo di conoscere san Filippo Neri.
La vocazione alla cura dei malati
L’apostolo di Roma diventa il suo direttore spirituale e seguito da lui matura la vocazione al sacerdozio. Comprende di avere la chiamata ad occuparsi dei bisognosi, dei malati e più tardi, nel 1582 insieme ad un gruppo di amici fonda la Compagnia dei Ministri degli Infermi che qualche tempo dopo riceve l’elevazione ad ordine religioso da parte di papa Gregorio XIV.
In questo nuovo ordine insieme a 25 confratelli fa una professione di fede con la solenne professione di obbedienza, povertà e castità. Decide di aggiungere anche un quarto voto, che esprime un grande afflato di carità e cioè la “perpetua assistenza corporale e spirituale ai malati, ancorché appestati“.
Non gli basta però dedicarsi alla cura e all’assistenza dei malati così come era in uso fino a quel tempo. Comprende che c’è da fare un passo in avanti in questo ambito e non limitarsi a fornire cure fisiche. Vede che è necessario occuparsi anche della parte spirituale del paziente malato.
Opera quindi in modo da modificare sostanzialemente l’assistenza infermieristica per come era intesa a quel tempo. Il suo pensiero era che “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore” .
Le parole del Crocifisso
Accade un evento molto importante che ulteriormente lo cambia e lo conferma in questa sua missione. Mentre era afflitto e sconfortato in un momento particolare un crocifisso di legno gli parla. Sono parole di conforto e di esortazione a proseguire nell’opera riformatrice di cui ha avuto l’ispirazione.
Il crocifisso in questione si trova oggi dentro la Chiesa di Santa Maria Maddalena, cuore dell’Ordine camilliano. Nel 1586 papa Sisto V concede che i Ministri degli Infermi portassero l’ abito nero con su una croce rossa cucita, simbolo del Sangue redentore versato da Gesù, che li contraddistingue.
L’Ordine si espande e sorgono molto presto nuove comunità a Napoli, Milano, Genova, Palermo, Bologna, Mantova e altre città. I Ministri degli Infermi operavano sempre al servizio degli ospedali. Alla morte di san Camillo de Lellis, avvenuta il 14 luglio 1614 a causa di una malattia renale e gastrica, erano attivi 15 conventi e 322 religiosi.
La beatificazione avviene nel 1742 e la canonizzazione nel 1886. Insieme a san Giovanni di Dio viene dichiarato patrono degli ospedali e dei malati. Dal 1930 è anche patrono degli infermieri.