Sant’Eusebio fu li primo vescovo di Vercelli, e il primo a portare in Italia, di ritorno dall’Oriente, delle preziose icone raffiguranti la Madonna Nera.
Il santo che si ricorda oggi, 2 agosto, è Sant’Eusebio da Vercelli, che fu il primo vescovo della città piemontese. Visse nel IV secolo ed è ricordato per la sua forte devozione mariana e per la ferrea difesa dell’ortodossia cattolica dalle eresie.
Nacque in Sardegna agli inizi del IV secolo o verso la fine del III come attestano alcune fonti. In gioventù si trasferì a Roma e intraprese gli studi ecclesiastici. Era molto apprezzato dal pontefice Giulio I. Fu proprio lui a nominarlo vescovo di Vercelli intorno al 345.
Come vescovo della città diventò anche il primo vescovo di tutto il Piemonte. Visse secondo uno stile monastico e si inserì nelle dispute teologiche che con la fine delle persecuzioni e dopo il Concilio di Nicea del 325, interessavano i cristiani.
In quell’epoca pullulavano diverse eresie, come quella ariana. Sant’Eusebio si scontrò alacremente con gli ariani per difendere la vera dottrina cattolica. La sua lotta per la difesa della fede gli costò duri attacchi e dovette pagarne le conseguenze.
Con l’appoggio dell’imperatore l’eresia ariana si diffondeva ed Eusebio si trovò a sostenere il vescovo Atanasio che era stato mandato in esilio ben cinque volte a causa di questi attacchi. Cercò di porsi da mediatore e operatore di pace e fece una proposta agli altri vescovi. Al Concilio di Milano del 355 per sedare la disputa propose a tutti di firmare il Credo di Nicea per manifestare una piena adesione.
Chiese, dunque, che venisse annullata la condanna di Atanasio ed esortò i vescovi a firmare la professione di fede nel Credo di Nicea, incontrando chiaramente l’opposizione degli ariani. Alla fine intervenne personalmente l’imperatore, che fece spostare il concilio nel suo palazzo e impose la riconferma della sentenza contro Atanasio. L’opposizione dell’imperatore si scagliò su di lui e altri due vescovi. Infatti, insieme ad altri due vescovi, Lucifero, vescovo di Cagliari e Dionigi, vescovo di Milano, anche Sant’Eusebio viene mandato in esilio.
Sant’ Eusebio trascorse 7 anni in esilio: 5 a Scitopoli (in Terrasanta) e il resto tra la Cappadocia e la Tebaide. Subì numerosi maltrattamenti e da buon pastore continuava a preoccuparsi del suo gregge rimasto lontano. Scrisse varie lettere indirizzate ai suoi fedeli, tra cui in una esortò alla fede con queste parole: “Vi scongiuro di custodire la fede con grande vigilanza, di conservare la concordia, di pregare con frequenza e di ricordarvi di noi affinché il Signore si degni di liberare la sua Chiesa che soffre su tutta la terra“.
Quando il periodo dell’esilio terminò e potè fare ritorno dall’Oriente, portò con se in Italia alcune statuette che raffiguravano la Madonna Nera: era la prima volta che accadeva. A Snt’Eusebio, inoltre, si fa risalire la nascita di importanti santuari mariani, come quello di Oropa, in provincia di Biella e quello di Crea, in provincia di Alessandria. Oltre ad esser stati fondamentali per la conversione delle popolazioni rurali dell’epoca e dei secoli successivi, questi gesti esprimono la forte devozione alla Madonna che caratterizzava questo santo vescovo.
Morì nella sua sede episcopale, Vercelli, intorno al 371 – 372, un primo agosto, ma la sua memoria liturgica è stata fissata per il giorno successivo. Nel Duomo della città sono tuttora conservate le sue reliquie.
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