Con Sant’Alfonso M. de’ Liguori, ripercorriamo i giorni che vanno dal sabato della settimana precedente a quella che giungerà alla domenica delle Palme, sino alla vigilia della Pasqua.
Il Santo ci offre, dunque, una riflessione giornaliera, per ben 15 giorni, per sintonizzarci agli eventi salienti che preludono la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Qui proponiamo un estratto degli scritti di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Mentre Gesù in croce è oltraggiato da quella barbara gente, egli che fa? prega per essi e dice: “Padre mio perdonali, perché non sanno quel che si fanno”. O Padre Eterno, udite il vostro Figlio diletto, che prega morendo a perdonare me ancora, che tanto vi ho oltraggiato. Indi, Gesù rivolto al buon ladrone, che lo prega ad averne pietà risponde: “Oggi sarai meco in paradiso”. (…) Oh, fosse vero, Gesù mio, che non vi avessi mai offeso! ma giacché il male è fatto, sì, scordatevi vi prego de’ disgusti, che v’ho dati; e per quella morte amara che per me avete sofferta, portatemi al vostro Regno dopo la mia morte; e mentre vivo, fate che l’amor vostro regni sempre nell’anima mia.
(…) Guarda Maria, ma quell’addolorata Madre col suo dolore più l’affligge. Guarda d’intorno e non ha chi lo conforti. Chiede conforto al Padre, ma il Padre, vedendolo coverto di tutti i peccati degli uomini, anch’egli lo abbandona: ed allora fu che Gesù gridò a gran voce: “Clamavit Iesus voce magna dicens, Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?” (Mat. 27). “Dio mio, Dio mio, e perché voi ancora mi avete abbandonato?”. Questo abbandono dell’Eterno Padre fece che la morte di Gesù-Cristo fosse la morte più amara, che mai abbia avuta alcun penitente o alcun martire, mentre fu una morte tutta desolata e priva d’ogni sollievo.
O Gesù mio, come ho potuto viver tanto tempo scordato di voi? Vi ringrazio che voi non vi siete scordato di me. Deh, vi prego a ricordarmi sempre la morte amara, che avete abbracciata per amor mio, acciocch’io non mi scordi mai dell’amore, che m’avete portato. Indi. sapendo Gesù che già era consumato il suo sagrificio, disse che avea sete: “Dicit, Sitio” (Io. 19). E quei manigoldi gli porsero alla bocca una spugna piena d’aceto e fiele. Ma, Signore, voi non vi lagnate di tanti dolori, che vi tolgono la vita, e poi vi lagnate della sete? Ah, v’intendo Gesù mio, la vostra sete è sete d’amore, perché voi ci amate, desiderate d’essere amato da noi. (…)
Antonella Sanicanti
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