Che vita ci dà lo Spirito Santo

 

La prima predica d’avvento è ormai archiviata, ma c’è un messaggio emerso durante l’orazione alla Cappella Redemptoris Mater che non può e non dev’essere ignorato. La predica, come al solito in Vaticano, è stata tenuta dal Frate Cappuccino Raniero Cantalamessa, egli ha esordito dicendo che lo Spirito Santo: “Non è un parente povero nella Trinità, né un modo di agire di Dio o una energia o un fluido che pervade l’universo”.

 

Con questo incipit il Padre Cappuccino introduce il tema dello Spirito Santo che per secoli è stato ignorato o sottovalutato dalla Chiesa stessa e rimesso al centro della discussione grazie alla volontà di Papa Giovanni XXIII per mezzo del Concilio Vaticano II. Il messaggio dottrinale e pastorale emerso durante il concilio ha cominciato ad essere recepito anni dopo le decisioni in esso prese, e tutt’oggi la Chiesa pone lo Spirito Santo al terzo posto della Trinità come se ne fosse la parte meno importante, ma, spiega Padre Ruggiero, questa in realtà è parimenti importante e rappresenta l’Amore, quello del Padre verso il Figlio (ed i figli) quello tributato al Figlio dai fedeli tanto amato.

 

Si può affermare che dopo il Concilio ci sia stato lo sviluppo di una Teologia nuova, ma non nel senso che se né sviluppata una in controtendenza con quella precedente, piuttosto una che comprendendo quella storica la vivifica e completa riassegnando il ruolo dovuto allo Spirito Santo nella Chiesa. Ciò nonostante Padre Cantalamessa parla di un credo letto dal basso: “Nel Credo attuale, si parte da Dio Padre e creatore, da lui si passa al Figlio e alla sua opera redentrice, e infine allo Spirito Santo operante nella Chiesa”.

 

Ma questo modo di leggere le sacre scritture e l’andamento della stessa rivelazione è scorretto perché in realtà, spiega il Padre Cappuccino, il tutto si è verificato esattamente al contrario “La fede seguì il cammino inverso: fu l’esperienza pentecostale dello Spirito che portò la Chiesa a scoprire chi era veramente Gesú e quale era stato il suo insegnamento. È il Paraclito che, secondo la promessa di Gesù, conduce i discepoli alla ‘piena verità’ su di lui e sul Padre”.

 

Seguendo questo ragionamento il Padre invita i presenti a riflettere su quanto appena detto precisando che questa realtà dei fatti non vuole essere una critica alla precedente dottrina, ma un modo per leggere le sacre scritture nella maniera corretta. Quindi pone tre quesiti sull’affermazione, ricorrente nelle Sacre Scritture, che dice che lo Spirito Santo “Da la vita”:

 

-Che vita dà lo Spirito Santo?

 

-Dove la dà questa vita?

 

-Come ci dà la vita, lo Spirito?

 

Padre Cantalamessa spiega che lo Spirito Santo da la vita promessa da Gesù, quella soprannaturale, attraverso il battesimo, nello stesso istante in cui veniamo battezzati, infatti, ci vengono tolti i peccati e questo ci permette di ricominciare daccapo con la prospettiva di giungere infine alla vita eterna. In sunto lo Spirito Santo ha una funzione salvifica al pari del Padre e del Figlio, ma forse per la stessa natura umana che necessita di dare un volto ed un ruolo umano alle cose è più difficile da comprendere ed accettare, dunque, spiega il Padre: “Lo Spirito Santo resterà sempre il Dio nascosto, anche se ne conosciamo gli effetti.(…) Comprenderemo pienamente chi è lo Spirito Santo solo in paradiso, anzi lo vivremo in una vita che non avrà fine, in un approfondimento che ci darà gioia immensa”.

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