Coronavirus, il grido di chef Vissani: Riaprire? Così si chiude

Il famoso chef italiano Gianfranco Vissani ci va giù duro con le scelte del governo sulla riapertura dopo la crisi sanitaria del Coronavirus. 

Gianfranco Vissani

“Riaprire i ristoranti nei tempi e nei modi ipotizzati dal Governo è una farsa: tanto vale, allora, restare chiusi! Intanto, per protesta, ho restituito simbolicamente le chiavi del mio locale in Umbria al sindaco” ha tuonato Vissani, intervistato dall’agenzia AdnKronos.

Lo sfogo dello chef Vissani

Vissani rispondendo alla giornalista si è sfogato dicendo: “Ma per piacere! Ma come si fa a riaprire un locale con il plexiglass tra un cliente e l’altro, con le mascherine, con i tavoli distanti due metri… io lo spazio ce l’ho, ma come fanno i ristoratori nei centri storici delle grandi città? A Roma come a Milano, a Firenze o a Napoli, la maggior parte dei ristoranti, trattorie e osterie, sono piccoli locali, come li sistemano i clienti in mezzo alle barriere? Si vede che parlano di cose che non conoscono, ma allora le studiassero…”.

Secondo lo chef il problema non è tanto nelle misure di sicurezza ma nel numero di clienti che si presenterebbero nel locale in questi tempi complessi. E sulla mancanza dello Stato nel momento in cui le aziende si sono trovate in grande difficoltà a causa delle scelte prese dal governo.

Le difficoltà del settore della ristorazione

“Il problema principale non è neanche quello legato alle misure di sicurezza, anche perché nessuno di noi vuol far contagiare un cliente, un cuoco o un cameriere. La questione numero uno riguarda la mancanza di aiuti concreti da parte dello Stato”, ha infatti spiegato Vissani.

“Almeno dateci una mano vera a riaprire: io ho perso sei matrimoni, decine di serate, ho due ristoranti chiusi e chi li paga diciotto dipendenti a Baschi? Non bisogna fare i furbi, al governo o nei partiti…”.  Il Comune umbro di Baschi, in provincia di Terni,  nei giorni ha restituito, in maniera simbolica, le chiavi al proprio sindaco. Una protesta per le difficoltà che ora devono affrontare gli imprenditori nel settore della ristorazioni, di cui loro non hanno alcuna colpa.

La soluzione secondo lo chef Vissani

La soluzione presentata in questi giorni è quella delle aperture sul servizio catering, sulle consegne a domicilio e sui pasti da asporto. “Ma dove sono tutti questi ragazzi, non ‘in nero’, che trasportano questi cibi?”, chiede lo chef.

“E soprattutto, dove sono i clienti che vengono in dieci e mi chiedono di ‘fare due fettuccine’ e portarle magari a distanza di chilometri e rispettando i gradi del caldo e del freddo? Ma ci rendiamo conto che è una grande stupidaggine?”. La soluzione che Vissani intravede è che lo Stato dovrebbe farsi carico di aiuti concreti per la ripartenza.

Servono aiuti per un settore collegato a molti altri

“Si fa che lasciateci pure chiusi per altri due mesi ma dateci gli aiuti seri per riaprire. Bisogna essere concreti: non chiediamo soldi allo Stato, ma fateci pagare le tasse fra due anni. O si pensa che se apriamo il primo giorno di giugno abbiamo già tutti i locali pieni? Tra paura e sospetti, barriere e mascherine? E senza turisti? E con i macchinari da revisionare, dopo tanto tempo fermi? Gli aiuti devono essere per noi non per le banche”.

Vissani è realista anche sulle difficoltà del mondo dei ristoratori, spesso in crisi per via delle scadenze di pagamenti. “Chi non ha avuto mai problemi con le tasse o con i pagamenti o con i pignoramenti?

Il mondo del turismo e la crisi del coronavirus

Non mi puoi dire che se voglio 25.000 euro come partita Iva prima devo mettermi a posto con tutte le pendenze e pagarne 20.000 ora e subito, per riceverne 5.000… perché se io vengo a chiederti questi soldi è perché mi servono ora e tutti, altrimenti lo dicano che il decreto non è per noi ma per le banche, non per dare soldi a noi ma per farceli restituire alle banche…”.

Perciò la conclusione di Vissani è una, semplice e chiara, che a suo avviso potrebbe essere l’unica per affrontare la crisi di un settore già fortemente in crisi e che coinvolge numerose filiere e lavoratori, dall’agricoltura ai camerieri e tutto il settore del turismo in generale.

Per lo chef “servono azioni sul fisco, sui contributi per i dipendenti, sulla sospensione di tasse e pignoramenti; servono anche aiuti a fondo perduto. Ok, sappiamo che i soldi lo Stato non ce li ha: ma devono aiutarci, sul serio, se vogliono farci aprire i nostri ristoranti. Altrimenti, lo ripeto, è solo una farsa, una tragica farsa”.

Giovanni Bernardi

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