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Visita a sorpresa del Papa a malati e anziani di Torre Spaccata

Visita a sorpresa del Papa, ieri pomeriggio, a 33 anziani ricoverati presso la Casa di riposo Bruno Buozzi, in Via di Torre Spaccata, alla periferia Est di Roma. Subito dopo, Francesco si è recato anche nella vicina Casa Iride, una struttura dove abitano 6 malati in stato vegetativo, assistiti dai loro familiari. Ad accompagnare il Pontefice nella visita privata, l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e incaricato dell’organizzazione del Giubileo della Misericordia. L’iniziativa rientra nei “Venerdì della misericordia”, in cui il Papa “si riserva di compiere un’opera di misericordia”, ricorda una nota della Sala Stampa della Santa Sede. In particolare in questa occasione, Francesco “ha voluto evidenziare, contro la ‘cultura dello scarto’, la grande importanza e preziosità delle persone anziane, dei nonni” e al contempo “il valore e la dignità della vita in ogni situazione”. Giada Aquilino ha raccolto l’emozione di chi ha vissuto in prima persona questa visita di Papa Francesco, nelle parole del padre carmelitano Lucio Zappatore, parroco della Chiesa di Santa Maria Regina Mundi, a Torre Spaccata:

R. – Il Papa aveva già annunciato che avrebbe messo in programma ogni mese una visita di carità, presso anziani e malati. È stata individuata questa struttura, che si trova nel territorio della nostra parrocchia, dove ci sono una trentina di anziani, quasi tutti soli, e poi c’è una casa per ragazzi, vittime di incidenti stradali, che si trovano in situazioni difficili. Mons. Fisichella è venuto a visitare queste due realtà e ha detto che era proprio quello che il Papa desiderava visitare, ma la cosa più bella è che tutto sia stato fatto nel segreto più assoluto.

D. – Com’è stato accolto il Papa nelle due strutture che ha visitato?

R. – Il Papa è stato accolto con la semplicità più naturale. È venuto come un semplice visitatore di questi anziani, che hanno provato una grande emozione, anche quando il Pontefice ha chiesto loro di pregare per lui. Francesco ha inoltre voluto fare una foto con tutti i degenti della casa di cura, uno per uno, e ha preso il tè con loro. Proprio un incontro di una semplicità, di una fraternità, di un amore straordinari!

D. – Questo è successo nella casa di riposo. Nell’altra struttura, quali sono stati i sentimenti provati?

R. – Nell’altra struttura c’erano anche i genitori dei ragazzi ospitati: non si riusciva a raccogliere le lacrime di questi parenti! Ancora adesso, mentre ne parlo, mi commuovo. Per loro è stato un sogno che il Papa abbia voluto star vicino a questa loro grande sofferenza.

D. – Quindi il segno del grande valore che queste persone hanno per il Pontefice…

R. – Sì, un amore incondizionato, affettuosissimo.

D. – Ha potuto cogliere qualche parola del Papa, qualche pensiero, con i presenti?

R. – Il Papa li ha soprattutto ascoltati e poi spesso ripeteva di pregare per lui. Ciò che particolarmente mi ha colpito, è stato il suo sorriso verso tutte le persone, facendo capire che porta sulle spalle veramente la sofferenza di tutti.

D. – Che zona è quella di Torre Spaccata?

R. – Torre Spaccata è sulla Casilina, all’interno del Grande Raccordo Anulare. Il nostro è un quartiere delle periferie esistenziali di cui parla il Papa, infatti il Pontefice se n’è reso conto ed è stato contento di venire in questo tessuto. Ed ha potuto incontrare anche il nostro “Circolo Iavazzo”, di disabili adulti: hanno aspettato il Papa nel suo trasferimento da una struttura all’altra e, nel cortile, c’è stato un incontro davvero affettuoso, anche con tutti i parrocchiani accorsi – appena si è sparsa la notizia – nella struttura che ospita i centri di assistenza del Comune e della Regione.

D. – Come Torre Spaccata ricorderà questa visita di Papa Francesco, nell’Anno Santo della Misericordia?

R. – La vivrà come un segno che il Papa fa, non dice. Il Papa ha voluto far vedere a noi sacerdoti e a tutti i cristiani che le opere di misericordia corporali e spirituali vanno vissute concretamente, entrando nella vita di queste persone che hanno bisogno. Come carmelitano, inoltre, ho voluto donare al Papa uno scapolare della Madonna del Carmine, anche perché qui in parrocchia abbiamo tra l’altro, come reliquia, lo scapolare che indossava San Giovanni Paolo II.

 

fonte: radiovaticana

Emanuele

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