Il 6 febbraio in tutto il mondo si celebra la Giornata mondiale contro l’infibulazione e le mutilazioni genitali femminili (MGF) .
La giornata è stata indetta dalle Nazioni Unite. Questa pratica viene ancora eseguita nei paesi dell’Africa Sub-Sahariana, ma riguarda anche il Medio Oriente, alcuni paesi asiatici e alcune regioni dell’India. E che, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, interessa oltre 100 milioni di donne e 3 milioni di ragazze l’anno a rischio. Il 20 dicembre 2012 l’Onu, con una risoluzione approvata all’unanimità, ha dichiarato la messa al bando universale delle mutilazioni femminili, eppure sono ancora tante le bambine tra i 4 e i 14 anni, ma in qualche caso anche di età inferiore a un anno se non addirittura nate da pochi giorni, che vengono sottoposte a questa pratica.
Molti paesi fortunatamente combattono questa tragedia immane e tra questi l’italia si distingue per impegno applicando leggi molte severe e spinge anche la comunità europea a mettere la questione al centro dell’attenzione di tutti i paesi della comunità. Riconoscendo in questa pratica disumana una violazione ingiustificata dei diritti umani viste le conseguenze drammatiche sul piano sanitario ed emotivo.
Dunque, è un fenomeno che riguarda anche l’Italia. Anche se in Italia la legge vieta questa pratica (legge n.7 del 2006), la situazione è sempre più preoccupante e il dramma è nascosto.
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