Via Crucis Colosseo: la novità assoluta voluta da Papa Francesco

Nel dodicesimo anno di pontificato di Francesco, il tradizionale rito romano del Venerdì Santo è caratterizzato da una svolta.

C’era grande attesa per questa Via Crucis, se non altro per un motivo: il Pontefice non ha affidato la stesura delle meditazioni ad altri ma ha voluto scriverle di suo pugno. Come l’anno scorso, il Santo Padre non ha presenziato alla liturgia.

Via Crucis al Colosseo 2024
Photo: Vatican Media

“Per conservare la salute in vista della Veglia di domani e della Santa Messa della domenica di Pasqua, questa sera Papa Francesco seguirà la Via Crucis al Colosseo da Casa Santa Marta”, ha spiegato il direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni.

Quel silenzio fecondo

“In preghiera con Gesù sulla via della Croce” è il titolo che il Santo Padre ha dato all’intero ciclo di meditazioni, ispirato all’Anno della preghiera in corso. L’introduzione è totalmente imperniata sull’agonia di Gesù nel Getsemani, preludio delle 14 stazioni, che mostra il Figlio di Dio provare “paura e angoscia” (Mc 14,33): “paura di fronte alla morte, angoscia sotto il peso del nostro peccato”, che Gesù stesso trasforma in “offerta d’amore“.

La prima stazione – Gesù condannato a morte – mostra un vertiginoso paradosso: Cristo, che è “la verità” subisce un “falso processo”. E il Papa gli domanda: “Ma perché non reclami? Perché non alzi la voce e non spieghi le tue ragioni? Perché non confuti i dotti e i potenti come hai sempre fatto con successo?“.
Eppure, il silenzio di Gesù di fronte al male è “fecondo: è preghiera, è mitezza, è perdono, è la via per redimere il male“. Gesù, cioè, “insegna che la preghiera non nasce dalle labbra che si muovono, ma da un cuore che sa stare in ascolto“.

Via Crucis Colosseo 2024
I tre speaker della Via Crucis al Colosseo (29 marzo 2024)

Gesù viene poi caricato della croce (II Stazione): è un peso, osserva il Papa, che grava spesso su di noi “quando mi sento schiacciato dalla vita, quando un peso mi grava sul cuore, quando sono sotto pressione e non ho più la forza di reagire“. Cosa fare allora? E Gesù stesso a dirlo: “Venite a me“. Eppure, quante volte, sotto il peso della croce “rimugino, rivango, mi piango addosso, sprofondo nel vittimismo, campione di negatività“.

A risollevarci quando cadiamo (III Stazione), è sempre il Padre ma anche la Madre ha un ruolo (IV Stazione) fondamentale. Sono gli occhi di Maria che “sanno guardare in faccia la sofferenza e farsene carico. E Gesù, dopo l’Eucaristia, ci dona sua Madre. E’ Maria che ci aiuta a “fare memoria“, a “custodire la grazia, a ricordare il perdono e i prodigi di Dio, a ravvivare il primo amore, a riassaporare le meraviglie della provvidenza, a piangere di gratitudine“.

Andare controcorrente per un “gesto di consolazione”

Il Cireneo (V Stazione) è invece il simbolo delle “fragilità” che “si trasformano in opportunità“. La debolezza di Gesù ha cambiato la vita al Cireneo e quest’ultimo “si accorgerà un giorno di aver soccorso il suo Salvatore, di essere stato redento mediante quella croce che ha portato“. Qualcosa di simile avviene con la Veronica (VI Stazione), protagonista di un “gesto di consolazione” che Dio le chiede: in un mondo in cui “basta una tastiera per insultare e pubblicare sentenze“, in cui “tanti urlano e giudicano, una donna si fa strada in mezzo alla folla. Non parla: agisce. Non inveisce: s’impietosisce. Va controcorrente: sola, con il coraggio della compassione, rischia per amore, trova il modo di passare tra i soldati” solo per dare a Gesù “il conforto di una carezza“.

Le cadute non avvengono mai una volta sola (VII Stazione): “Non c’è niente di peggio che essere delusi di sé stessi, schiacciati dal senso di colpa“, osserva il Papa. “Ma tu, Gesù, sei caduto più volte sotto il peso della croce per starmi vicino quando ricado“.

Un momento della Via Crucis al Colosseo

La VIII Stazione contiene il riferimento all’attualità più importante. Gesù incontra le donne di Gerusalemme: sono loro alle quali Gesù ha “dato speranza“. “Aiutaci a riconoscere la grandezza delle donne, loro che a Pasqua sono state fedeli e vicine a te, ma che ancora oggi vengono scartate, subendo oltraggi e violenze“, è la preghiera del Pontefice. Un episodio che stimola un esame di coscienza: “Mi commuovo davanti a te, crocifisso per me, davanti al tuo amore mite e ferito? Piango le mie falsità e la mia incostanza? Di fronte alle tragedie del mondo il mio cuore è di ghiaccio o si scioglie? Come reagisco alla follia della guerra, a volti di bimbi che non sanno più sorridere, a madri che li vedono denutriti e affamati e non hanno più lacrime da versare?“.

Spogliarsi dell’esteriorità

Quando poi Gesù viene spogliato delle vesti (IX Stazione), ci invita a spogliarci di “tante esteriorità“. La verità di Gesù “mi mette a nudo e mi porta a mettere a fuoco quel che conta: te crocifisso e i fratelli crocifissi“. Nel momento in cui viene inchiodato sulla croce (X Stazione), Gesù prende le “nostre difese“, si fa “nostro avvocato“, intercede per noi.

Il cardinale vicario Angelo De Donatis durante la Via Crucis al Colosseo

Una volta issato sulla Croce, Gesù grida il suo abbandono (XI Stazione) e lo fa per immergersi “nell’abisso del nostro dolore. Lo fa perché “non mi senta più solo, ma creda che tu sei lì con me: tu, Dio della comunione che provi l’abbandono per non lasciarmi più ostaggio della solitudine“.

Gesù consegna al buon ladrone il paradiso (XII Stazione), semplicemente ricordandosi di lui: con questa “preghiera sincera” riesce a “operare prodigi nella vita di quel malfattore“. Quindi: “Ricordati di me e il mio male non sarà più un capolinea, ma una ripartenza“.

Alla sua morte, Gesù viene deposto dalla croce tra le braccia di Maria (XIII Stazione). “Madre, sono io quel figlio! Accoglimi tra le tue braccia e chinati sulle mie ferite“, è la preghiera del Papa. “Aiutami a dire “sì” a Dio, “sì” all’amore. Madre di pietà, viviamo un tempo spietato e abbiamo bisogno di compassione: tu, tenera e forte, ungici di mitezza: sciogli le resistenze del cuore e i nodi dell’anima“.

La XIV stazione, infine, mostra Giuseppe di Arimatea, “profeta del coraggio“, la cui preghiera è “tenace” e ci ricorda che, quando una preghiera è “insistente, porta frutto e attraversa persino il buio della morte“.

Le invocazioni finali (14, come le Stazioni) contengono due preghiere degne di particolare nota: “Gesù, porto davanti a te le famiglie e le persone che stasera hanno pregato dalle loro case, gli anziani, specialmente quelli soli, gli ammalati, gemme della Chiesa che uniscono le loro sofferenze alla tua“. L’altra intercessione è per “le sorelle e i fratelli che in tante parti nel mondo soffrono persecuzioni a motivo del tuo nome; coloro che patiscono il dramma della guerra e quanti, attingendo forza in te, portano croci pesanti“.

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