In particolare, l’Arcivescovo Romero, che operava in uno dei territori più poveri della Nazione di El Salvador, oppressa dalla dittatura, dai militari, che la tenevano sotto minaccia, si oppose alle famiglie facoltose e potenti.
Questa ospitava i malati terminali di cancro.
La chiesa di El Salvador stava già piangendo i suoi morti e, quando venne ucciso anche padre Rutilio Grande, collaboratore di Monsignor Romero, lui intensificò la sua opera di protesta: “Vi supplico, vi prego, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”, aveva detto alla Polizia di Stato.
Ma, anche la stampa, sobillata dal regime, gli si rivoltò contro: venne distribuita un’ immagine, raffigurante il Papa, con la scritta: “Guai ai sacerdoti che fanno politica nella chiesa perché la Chiesa è di tutti”.
Ma Monsignor Romero non faceva politica, faceva catechesi. Fece in modo che le sue omelie fossero trasmesse dalla radio diocesana, per incoraggiare il popolo sottomesso e far conoscere, anche all’estero, le condizioni e i soprusi che viveva la sua gente, in preda ad una vera e propria guerra civile.
Ad un certo punto, pensò che anche il Papa (Paolo VI, che diverrà Santo proprio insieme a lui!) potesse dubitare delle sue intenzioni, poiché parte degli altri esponenti del clero lo ritenevano: “eterodosso, insano di mente, malato psichico in forma grave e fosse plagiato dai suoi consigliere, specialmente dai gesuiti”.
Monsignor Romero disse a Paolo VI: “Lamento, Santo Padre, che nelle osservazioni presentatemi qui in Roma sulla mia condotta pastorale prevale un’interpretazione negativa che coincide esattamente con le potentissime forze che là, nella mia arcidiocesi, cercano di frenare e screditare il mio sforzo apostolico”.
Era l’udienza del 24 Giugno 1978. Papa Polo VI, invece, era dalla sua parte e comprendeva a pieno il difficile compito che avrebbe dovuto portare a compimento.
Monsignor Romero fu ucciso da un uomo degli squadroni della morte, il 24 Marzo del 1980, mentre stava celebrando la Santa Messa.
“Comprendo il suo difficile lavoro è un lavoro che può essere incompreso e ha bisogno di molta pazienza e fortezza … ma vada avanti con coraggio, con pazienza, con forza, con speranza”, gli aveva detto il Papa.
Antonella Sanicanti
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