
Tra il 1943 e il 1944 il Vaticano salvò migliaia di Ebrei. Il responsabile dell’Archivio Storico della segreteria del Vaticano, Johan Ickx, ha fatto il resoconto di come si svolsero gli avvenimenti, nel periodo tragico della seconda guerra mondiale, in merito alla presenza degli ebrei a Roma e al numero di coloro che vennero ospitati dalla Santa Sede e zone adiacenti e salvati dai campi di sterminio.
I dati sono stati deposti durante la conferenza “Politica dei rifugiati dal 1933 fino ad oggi: sfide e responsabilità”.
Papa Francesco ha commentato: “Al povero Pio XII è stato buttato addosso di tutto. Ma bisogna ricordare che prima era visto come il grande difensore degli ebrei. Ne nascose molti nei conventi di Roma e di altre città italiane, e anche nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Lì, nella stanza del Papa, sul suo stesso letto, nacquero 42 bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì”.
La carità cristiana fu quindi esemplare in quegli anni tormentati, nei confronti del popolo ebreo e, come fa notare il saggista francese Matthieu Baumier, “Tra il 1934 e il 1937 il 35% dei preti cattolici tedeschi subì interrogatori nelle sedi della Gestapo. In Baviera si registrò la chiusura di 150 scuole cattoliche tra il gennaio e l’aprile del 1937. Le persecuzioni e gli omicidi spiegano bene la prudenza del cardinale Pacelli, il quale, una volta eletto papa, imparerà a non mettere in pericolo i cattolici con dichiarazioni troppo forti o impulsive. Pio XII era stato testimone diretto delle persecuzioni, e proprio per questo conosceva l’importanza della discrezione quando si trattava di salvare esseri umani che si trovavano a vivere in un regime totalitario”.
Papa Pio XII tentò di pubblicare l’enciclica “Mit brennender Sorge”, nel 1937, per denunciare pubblicamente il nazismo, la scrisse per questo appositamente in tedesco.
Così quello che voleva essere un aiuto per cristiani ed per ebrei si tramutò in un allarme di pericolo, suscitato dalle ire del regime fascista. Anonella Sanicanti