Il Vaticano dice no a ‘Corredentrice’: i titoli mariani che la Nota dottrinale autorizza

È stata pubblicata oggi, “Mater Populi fidelis” , la Nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede sui titoli mariani da usare in riferimento al suo ruolo nella storia di salvezza. 

Madonna con Bambino
“Mater populi fidelis”, la Nota del Dicastero per la Dottrina della Fede sui titoli mariani – lalucedimaria.it

Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha formalmente redatto una Nota dottrinale dal titolo  “Mater Populi fidelis” circa alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza. La pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Santa Sede è avvenuta oggi, 4 novembre, e la presentazione della stessa ha avuto luogo presso la Casa Gereralizia della Compagnia di Gesù ad opera del Prefetto del Dicastero, il card. Victor Manuel Fernandez. 

Come spiega la Nota, è sorta in risposta alle numerose richieste e proposte che nel corso degli ultimi decenni erano pervenute alla Santa Sede in merito alla devozione mariana e ad alcuni titoli attribuiti alla Beata Vergine Maria.

La Nota dottrinale “Mater Populi fidelis” sui titoli mariani da usare

Questo documento dottrinale mira a fornire dei chiarimenti sulla natura di alcuni titoli ed espressioni riferiti a Maria per approfondire i fondamenti propri del culto mariano e la sua relazione con i credenti. Il Dicastero ha voluto evidenziare che “la pietà del popolo fedele di Dio, che in Maria trova rifugio, forza, tenerezza e speranza, non è vista come qualcosa da correggere, ma soprattutto da valorizzare, ammirare e incoraggiare” ponendo però alcuni stop all’uso di termini specifici.

mater populi fidelis
L’approfondimento del Dicastero per la Dottrina della Fede sui titoli mariani – lalucedimaria.it

Lo scopo principale della Nota è quello di far comprendere l’associazione di Maria all’opera redentrice di Cristo, e quindi esattamente il significato della particolare e certamente unica cooperazione di Maria al piano della salvezza umana.

Il documento fa presente come già Sant’Agostino chiamava la Vergine “cooperatrice” nella Redenzione e di come San Bernardo parlava della cooperazione della Madonna al sacrificio redentore. Il Magistero della Chiesa ha da sempre esposto questo tema della cooperazione della Madre con il Figlio e lo ha esplicitato nel Concilio Vaticano II.

In esso, spiega la Nota, “i santi Padri credono giustamente che Dio non si è servito di Maria come di uno strumento puramente passivo, ma che Ella ha collaborato con la sua fede libera e con la sua obbedienza alla salvezza degli uomini”. Si è voluto stabilire chiaramente che la collaborazione di Maria all’opera della salvezza ha una struttura trinitaria, “perché è frutto di un’iniziativa del Padre, che ha guardato l’ umiltà della sua Serva (cfr Lc 1,48); scaturisce dalla kenosi del Figlio, che si è umiliato assumendo la forma di Servo (cfr Fil 2,7-8); ed è effetto della grazia dello Spirito Santo“.

Correndentrice e Mediatrice: i titoli discussi

L’approfondimento della Nota è andato in particolare ai titoli che in misura maggiore si riferiscono alla cooperazione di Maria all’opera redentrice del Figlio, e quindi Corredentrice e Mediatrice. Tracciando una sorta di excursus storico il documento indica che il titolo di Corredentrice appare nel XV secolo come correzione dell’invocazione di Redemptrix (abbreviazione di Madre del Redentore) che fin dal X secolo veniva data alla Madonna. 

Madonna Gesù
I titoli di Corredentrice e Mediatrice – lalucedimaria.it

È noto che diversi pontefici hanno utilizzato questo titolo e la Nota lo riconosce anche se afferma che “Alcuni Papi hanno utilizzato questo titolo senza soffermarsi troppo sulla sua spiegazione”. Analizza che lo hanno presentato in relazione alla maternità divina, poiché la Madonna come madre ha reso possibile la Redenzione compiuta in Cristo e anche in riferimento alla sua unione con Cristo ai piedi della croce redentrice.

E soprattutto fa riferimento a “San Giovanni Paolo II lo ha utilizzato, almeno sette volte, riferendolo soprattutto al valore salvifico della nostra sofferenza offerta accanto a quella di Cristo, alla quale Maria è unita soprattutto sulla croce“.

Sul titolo di Corredentrice, papa Benedetto XVI , da cardinale, nel 1996, disse che questa espressione si discosta troppo dal linguaggio della Scrittura e dei Padri della Chiesa e, pertanto, causa malintesi. E poi c’è il parere negativo di Papa Francesco, il quale ha espresso, almeno tre volte, la sua netta opposizione all’uso del titolo Corredentrice.

Pertanto pur non essendoci un netto divieto all’uso non c’è la sua piena accettazione, come sperato da tanti fedeli di tutto il mondo e da intere associazioni che chiedono da anni con petizioni un’affermazione positiva.

Quanto al concetto di mediazione, si riconosce che fu utilizzato nella patristica orientale a partire dal VI secolo e che San Giovanni Paolo II ha collegato il titolo di Mediatrice a questa funzione di intercessione materna.

Ma il timore espresso dal Dicastero è che Maria è presentata come se possedesse una riserva di grazia separata da Dio, perchè in molti ambiti “è comune che venga presentata o immaginata come una fonte da cui scaturisce ogni grazia“. Per questo non è accettata l’espressione “Mediatrice di grazia” né “Mediatrice di tutte le grazie”.

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