Nel Vangelo odierno Gesù convoca gli apostoli per affidare loro la missione di evangelizzare. Ecco che cosa dice loro.
Nel Vangelo di oggi, Gesù convoca i suoi apostoli e li manda a evangelizzare, dando loro tutte le indicazioni necessarie.
Mercoledì della 25.ma settimana del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.
Questo episodio evangelico riguarda anche noi, e non solo i sacerdoti, ma tutti i battezzati, chiamati a testimoniare, nei vari ambienti di vita. (…) Nessun cristiano annuncia il Vangelo “in proprio”, ma solo inviato dalla Chiesa che ha ricevuto il mandato da Cristo stesso. È proprio il Battesimo che ci rende missionari. Un battezzato che non sente il bisogno di annunciare il Vangelo, di annunciare Gesù, non è un buon cristiano. La seconda caratteristica dello stile del missionario è, per così dire, un volto, che consiste nella povertà dei mezzi.
Il suo equipaggiamento risponde a un criterio di sobrietà. (…) Il Maestro li vuole liberi e leggeri, senza appoggi e senza favori, sicuri solo dell’amore di Lui che li invia, forti solo della sua parola che vanno ad annunciare. (…) Non erano funzionari o imprenditori, ma umili lavoratori del Regno. Avevano questo volto. E a questo “volto” appartiene anche il modo in cui viene accolto il messaggio: può infatti accadere di non essere accolti o ascoltati. Anche questo è povertà: l’esperienza del fallimento.
La vicenda di Gesù, che fu rifiutato e crocifisso, prefigura il destino del suo messaggero. E solo se siamo uniti a Lui, morto e risorto, riusciamo a trovare il coraggio dell’evangelizzazione. (Angelus, 15 luglio 2018)
fonte: vaticannews.va.it
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