Vangelo della Domenica secondo Marco 6,7-13 audio e commento

Vangelo di oggi 15 luglio
” …entrate in quella casa a predicare la Buona Novella”

Vangelo di oggi 15 luglio XV Domenica del tempo ordinario – III settimana del salterio – ANNO B

Dal Vangelo secondo Marco 6,7-13
In quel tempo Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi.
E ordinò loro che, oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né bisaccia, né denaro nella borsa;
ma, calzati solo i sandali, non indossassero due tuniche.
E diceva loro: «Entrati in una casa, rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo.
Se in qualche luogo non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro».
E partiti, predicavano che la gente si convertisse,
scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.

PAROLA DEL SIGNORE

IL COMMENTO AL VANGELO

Gesù ‘prese a mandarli due a due’. E’ il preludio del futuro solenne invio degli apostoli, dopo la sua risurrezione: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’.

Certamente l’invito di Gesù: ‘Andate’ è rivolto prima di tutto agli apostoli e, oggi, ai loro successori, il Papa, i vescovi, i sacerdoti. Ma non ad essi soltanto. Essi devono essere le guide, gli animatori degli altri, ma nella comune missione.

Pensare che solo i preti devono annunciare il Vangelo sarebbe come dire che si può fare una guerra solo con i generali e i capitani, senza soldati. O che si può mettere in piedi una squadra di calcio solo con un allenatore e un arbitro, senza giocatori.

Dal Vangelo sappiamo che, dopo questo invio dei Dodici, Gesù designò altri 72 discepoli e li inviò due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Chi erano questi 72 discepoli? Probabilmente tutti quelli che egli aveva raccolto fino a quel momento, o almeno tutti quelli che lo seguivano con una certa continuità.

Gesù invia tutti i suoi discepoli, tutti i battezzati, tutti i laici cristiani, tutte le famiglie cristiane… Invia anche noi, invia anche me!

Tutto inizia con la consapevolezza che è il Signore che ci chiama e che ci affida la sua missione. Senza questa presa di coscienza origina

ria, è facile prendere molte scuse per esimerci da questa responsabilità e per tirarci indietro. Ci sentiamo impreparati e inadeguati. E poi: come affrontare il mondo di oggi così materialista, così lontano da Dio e così refrattario ad ogni discorso religioso? Senza trascurare che spesso in molti di noi c’è una mentalità di fede privatistica, tradizionalistica e moralistica; la religione vissuta in funzione del nostro benessere spirituale, per cui facciamo tanta fatica a liberarci della bisaccia di una fede imposta e non proposta. ‘Vai a messa! Vai a confessarti! Devi comportarti così!’… Queste bisacce vanno abbandonate per una fede bella, liberante, e gioiosa, vissuta come un dono da condividere con gli altri. Le cose belle non le possiamo tenere solo per noi!

In una parola si potrebbe dire che i laici sono l’energia nucleare del cristianesimo. L’energia nucleare è quella che si sprigiona dalla fissione dell’atomo. Detto in parole semplici: un atomo di uranio viene bombardato e ‘spezzato’ in due dall’urto di una particella chiamata neutro-ne, liberando, in questo processo, dell’energia. Inizia da ciò una reazione a catena. I due nuovi elementi ‘fissano’, cioè rompono, a loro volta, altri due atomi, questi altri quattro e così via per miliardi di atomi, sic-ché l’energia liberata, alla fine, risulta immensa.

E non si tratta necessariamente di energia distruttiva, perché l’energia nucleare può essere usata anche per fini pacifici, a favore dell’uomo. Qualcosa del genere avviene anche sul piano spirituale.

Un laico raggiunto dal Vangelo, convertito, può ‘contagiare’ altri due, questi a loro volta possono coinvolgere altri quattro, e siccome i laici cristiani non sono solo alcune decine di migliaia come il clero, ma centinaia di milioni, essi possono davvero avere un ruolo decisivo nel diffondere nel mondo la luce benefica del Vangelo. Essi sono come i capillari che portano il sangue nelle parti estreme del nostro corpo.

Dice il papa Benedetto XVI che: evangelizzare è comunicare agli altri l’amicizia di Cristo.

‘Non vi è niente di più bello che conoscere Cristo e comunicare agli altri l’amicizia con lui’.

Provare per credere! Ho conosciuto persone che sono passati da una religione vissuta per dovere a una religione vissuta per piacere. Hanno cominciato a dare a questa causa le loro energie migliori. Pensionati che danno il loro tempo per fare del bene e per servizi molto preziosi. Genitori che cominciano a leggere con piacere le Scritture e a coinvolgere in questo anche i loro figli.

Convinciamoci che il Vangelo ha bisogno di ciascuno di noi per passare di casa in casa, di cuore in cuore, di generazione in generazione. Nessuno può dichiararsi fuori. S. Ignazio di Loyola, inviando i Gesuiti in missione, diceva: ‘Andate e incendiate tutto!’.

E’ nostro compito portare il fuoco di Cristo nella società, per aprire le vie ad una nuova umanità! Non possiamo restare indifferenti e spettatori egoisti davanti alla missione che Cristo ci ha affidato.

Il Vangelo spende una sola parola per dire ‘che cosa’ gli apostoli dovevano predicare alla gente (‘che si convertisse’), mentre descrive a lungo ‘come’ dovevano predicare. A questo proposito, un insegnamen-to importante è contenuto nel fatto stesso che Gesù non li manda separatamente.

‘Gesù li manda a due a due per inculcare la carità, perché meno che tra due persone non ci può essere carità’ (S. Gregorio Magno).

La prima testimonianza da rendere a Gesù è quella dell’amore reciproco: ‘Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri’ (Gv 13, 35).

La testimonianza dell’amore vicendevole è la prima grande predica che i discepoli di ogni tempo sono chiamati a fare.

Nulla nuoce tanto all’annuncio del Vangelo quanto lo spettacolo di divisione, di rivalità, di invidia, di disamore tra gli annunciatori.

Il missionario non è un avventuriero isolato. Non solo egli agisce in obbedienza a un mandato, a nome di una Chiesa, ma svolge la missione insieme agli altri. Il testo suppone il fatto che in due ci si può proteggere meglio da pericoli, ma suggerisce anche che in due (o più) si può vivere la relazione, la comunione e la carità. La vita insieme degli inviati, la loro carità, è già testimonianza missionaria che rende presente Cristo a coloro che essi incontrano.

La missione non consiste anzitutto in attività, in un fare per gli altri, ma in una relazione, improntata a comunione e carità, tra gli stessi missionari. La comunione è la prima forma della missione.

Quanto è efficace in una comunità parrocchiale che i sacerdoti vivano la fraternità sacerdotale e che la loro testimonianza sia collegiale. E’ così anche l’unità tra i gruppi di una parrocchia! Ciò che annunciamo deve essere visibile perché la gente ha bisogno di vedere per credere e nulla è più visibile e credibile dell’amore. La divisione tra i cristiani è un grosso scandalo.

Questo vale anzitutto per due genitori. Anche quando essi non potesse

ro fare più nulla per aiutare nella fede i loro figli, sarebbe già una grande testimonianza se i figli potessero dire: ‘Guardate come si amano papà e mamma’. La Scrittura dice che ‘l’amore è da Dio’ (1Gv 4,7), e questo spiega perché dovunque c’è un po’ di amore vero, lì è sempre annunciato Dio e i frutti non tarderanno a venire. Dove la carità è vera, lì c’è Dio!

Oggi la parola ‘missione’ ci pone qualche problema. Forse perché ci dà l’idea di ‘propaganda’, di proselitismo, di indottrinamento, di ‘conquista’. La missione vera non è propaganda, ma annuncio libero e gioioso dell’umanità nuova che Gesù ha ricostruito in noi.

‘Che nessuno sia impedito, che nessuno sia costretto’ (b. Paolo VI).

Questo testo evangelico descrive in maniera splendida che cos’è la missione vera, di dove nasce e dove si realizza. Gesù non ci chiede di imporre nulla, ma certo ci chiede di muoverci, di metterci in cammino, di andare a cercare i fratelli, di annunciare a tutti la buona novella.

Ci chiede di farlo a due a due, cioè in comunione. Il Vangelo non è monopolio di nessuno. Solo in comunione di fede e di amore possiamo annunciare il mistero. Ci chiede di non fare affidamento sulle risorse umane: né pane, né bisaccia, né denaro.

Ci chiede di annunciare il Vangelo con grande libertà e verità: senza timidezze, ma anche senza servilismi. Scuotere la polvere era appunto il gesto dei giudei che non volevano contaminarsi con i pagani.

Ci chiede di predicare la conversione, il cambiamento, la ‘metànoia’ (= oltre la mente). Dobbiamo cioè aiutare i nostri fratelli a ‘pensare oltre’, a ‘guardare oltre’, a non fermarsi solo a ciò che è immediato e vicino.

Ci chiede di scacciare i demoni, cioè di arginare, arrestare, sconfiggere il regno di satana; curare i malati è un segno del Regno di Dio che avanza. L’olio era usato come una medicina ed era il simbolo della guarigione. Ma per fare questo dobbiamo essere profeti veri.

Ovunque e sempre, Signore, siamo in missione,

non per conquistare la gente, ma per far conoscere,

nel rispetto della libertà di ogni coscienza,

la tua proposta di salvezza,

che cambia la faccia della terra

inaugurando la civiltà dell’amore.

Fa’, Signore, che non ci stanchiamo

e che non perdiamo mai il coraggio della speranza

anche se qualcuno ci sbatterà la porta in faccia. Amen.

Don L.

 

 

 

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