Meditiamo il Vangelo del 3 novembre 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla Parola del Signore.

«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.»
Lunedì della XXXI settimana del tempo ordinario
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Commento al Vangelo
Se non si capisce la gratuità dell’invito di Dio, non si capisce nulla. L’iniziativa di Dio è sempre gratuita. Ma per andare a questo banchetto, cosa si deve pagare? Il biglietto d’entrata è essere ammalato, essere povero, essere peccatore. Così ti lasciano entrare, questo è il biglietto d’entrata. Essere bisognoso, sia nel corpo, sia nell’anima. Avere bisogno di cura, di guarigione, avere bisogno d’amore. “E io che sono un cattolico, pratico, vado a messa tutte le domeniche, compio le cose, a me niente?”
Se non capisce la gratuità della salvezza, pensa che la salvezza è il frutto del “io pago e tu mi salvi”: pago con questo, con questo, con questo». No, la salvezza è gratuita. E se tu non entri in questa dinamica della gratuità non capisci nulla. La salvezza è un dono di Dio, un dono di Dio al quale si risponde con un altro dono, il dono del mio cuore. (…) E quando tu perdi — non dico la capacità di amare, perché quella si recupera — la capacità di sentirti amato, non c’è speranza: hai perso tutto. Ci fa pensare allo scritto nella porta dell’inferno dantesco: “Lasciate ogni speranza”. Hai perso tutto. (…) Chiediamo al Signore che ci salvi dal perdere la capacità di sentirsi amati». (Papa Francesco, Santa Marta 7 novembre 2017)
Fonte vaticannews.va







