Meditiamo il Vangelo del 25 maggio 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla Parola del Signore.
Dal Vangelo di oggi: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui».
Sesta domenica di Pasqua
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
La pace che Gesù porta è il dono della salvezza che Egli aveva promesso durante i suoi discorsi di addio: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,27). In questo giorno di Risurrezione, Egli la dona in pienezza ed essa diventa per la comunità fonte di gioia, certezza di vittoria, sicurezza nell’appoggiarsi a Dio. “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14,1) dice anche a noi.
Dopo questo saluto, Gesù mostra ai discepoli le ferite delle mani e del fianco (cfr Gv 20,20), segni di ciò che è stato e che mai più si cancellerà: la sua umanità gloriosa resta «ferita». Questo gesto ha lo scopo di confermare la nuova realtà della Risurrezione: il Cristo che ora sta tra i suoi è una persona reale, lo stesso Gesù che tre giorni prima fu inchiodato alla croce. Ed è così che, nella luce sfolgorante della Pasqua, nell’incontro con il Risorto, i discepoli colgono il senso salvifico della sua passione e morte.
Allora, dalla tristezza e dalla paura passano alla gioia piena. La tristezza e le ferite stesse diventano fonte di gioia. La gioia che nasce nel loro cuore deriva dal «vedere il Signore» (Gv 20, 20). Egli dice loro di nuovo: «Pace a voi» (v. 21). È evidente ormai che non è solo un saluto. È un dono, il dono che il Risorto vuole fare ai suoi amici, ed è al tempo stesso una consegna: questa pace, acquistata da Cristo col suo sangue, è per loro ma anche per tutti, e i discepoli dovranno portarla in tutto il mondo. (Papa Benedetto XVI – Udienza generale, 11 aprile 2012)
Fonte: vaticannews.va.it
La domenica è il giorno della devozione alla Santissima Trinità. Lodiamo e glorifichiamo il Signore…
“Giunga a Te la mia preghiera”. Questo Sabato con la preghiera della sera chiediamo questa…
Oggi si ricorda la potente intercessione di Maria Ausiliatrice come protettrice dei cristiani: rivolgiamoci a…
La Madonna del Castello appare ad alcuni giovanissimi veggenti e a diverse decine di testimoni…
Il Santo Rosario è una delle più alte forme di preghiera che si innalza a…
Si celebra la Beata Vergine Maria Ausiliatrice, titolo che la evidenzia come fonte di aiuto…