Domenica in Albis: le mani del Cristo risorto

“Il brano del Vangelo che la liturgia di oggi, II domenica di Pasqua, ci fa ascoltare, sembra proprio abbracciare questi otto giorni”. 

 

Il videocommento di don Massimilaino Scalici, sacerdote diocesano di Palermo, ci ricorda ciò che accadde il giorno della risurrezione di Gesù, ma anche la sera di otto giorni dopo. “È sera, non una sera qualsiasi, ma la sera di quello stesso giorno, il primo della settimana, ossia il giorno dopo lo shabbat degli ebrei. In altre parole, il terzo giorno dalla morte di Gesù.

II domenica di Pasqua: Gesù mostra le mani e i segni dei chiodi

Ed ecco, colui che era stato crocifisso e sepolto viene e si pone in mezzo a loro. E cos’è la prima cosa che Gesù fa? Mostra le sue mani, recanti ancora il segno dei chiodi e il suo costato, ove è rimasto il segno della lancia. Si fa riconoscere”. Si fa riconoscere dagli Apostoli, chiusi in casa e impauriti, come noi in questo tempo di pandemia, ma per ragioni diverse dalle nostre.

Gesù si mostra per dare un segno tangibile della sua vicinanza, del suo perdono a coloro che lo hanno rinnegato: “Nulla può fermare la vita del Risorto che irrompe, che giunge, che sgorga come fontana di luce in mezzo a una casa e nel cuore di una vita spenta. Mi dirai, ma se anch’io sono stato ferito, deluso e ucciso, come posso diventare ambasciatore e presenza del Risorto? Io posso dirti con certezza che colui che è risorto da morte riesce a trasformare le tue ferite in feritoie di luce e le tue piaghe in sorgenti di guarigione”!

 

Valorizzare il Tempo - Pasqua

Domenica in Albis: la domenica di Tommaso

Poi, Gesù ritorna dopo otto giorni, “sempre di sera e in quello stesso luogo in cui la paura aveva rinchiuso i dodici; stavolta c’è anche lui, Tommaso, chiamato -non a caso- Didimo, cioè gemello. Gemello di chi? Gemello mio, gemello tuo, gemello di tutti noi che, nella misura in cui disertiamo la comunione, lo stare insieme ai nostri fratelli, ci perdiamo anche l’incontro con Dio”. 

Ed è a questo punto che, attraverso il rimprovero di Gesù a Tommaso, che non aveva creduto alla testimonianza degli altri Apostoli, comprendiamo quanto sia fondamentale mostrare, nel nostro volto, quello di Cristo: “Gesù rivolge a Tommaso una frase che fa allusione alla visione dei segni, che ha avuto come soggetto proprio il discepolo amato”.

Gesù dice: “Beati coloro che non hanno visto e hanno creduto” e “lascia intendere che chi non ha visto lui direttamente, ma i segni di lui, è ugualmente beato, benedetto, privilegiato, in quanto beneficiario della grazia della fede. Perché nei segni “sacramentali” la presenza del Signore non è meno reale o meno vera o meno storica. Stando così le cose, a quale segno Tommaso non aveva prestato i suoi occhi, i suoi orecchi e la sua fede? Al segno della comunità apostolica. (….)

A quell’annuncio e a quella presenza, Tommaso avrebbe dovuto aprire gli occhi, le orecchie e il cuore e incontrare il Signore (…). Gesù è vivo, e si manifesta in coloro che incontriamo. Vedere i fratelli, accorgersi di loro, significa scorgere lui, vedere il Signore stesso. Questa è propriamente la fede: vedere Gesù per mezzo del velo, cioè attraverso i segni di lui”.

vangelo - Pasqua
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Tutti i videocommenti di don Massimiliano Scalici sono su YouTube e anche sulla pagina Facebook “Videocommento alla Parola di Dio”; @valorizzareiltempo.

Don Massimiliano Scalici è anche autore del libro “Dio ti perdono. La misericordi a capovolta”. Il testo è un diario a quattro mani che esplora il dialogo tra una donna che vive un grande dolore e la sua guida spirituale.

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Antonella Sanicanti

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