
Alla Camera dei Deputati si è discusso a lungo, lo scorso 10 Luglio, sui patrocini concessi ai vari Gay Pride (che si sono svolti in molte Regioni), dalle Amministrazioni comunali.
Filippo Fiani ha spiegato che l’iniziativa parte dal presupposto di fare dei controlli sui conti comunali, per verificare eventuali illeciti.
Ricordiamo che la Rete RE.A.DY è la Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per Orientamento Sessuale e Identità di Genere, che opera in favore dell’inclusione delle Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali/transgender), nella società.
Gli esposti, dunque, nascono per proteggere i cittadini, ignari di alcune operazioni effettuate dalle Amministrazioni comunali, al di la della condivisione o meno della morale che sottostà alla propagazione dei Gay Pride e delle iniziative dei loro protagonisti.
Ed è una metodologia illegale, questa, attuata a discapito della nostra economia, che reca con se anche un danno morale. Per ora ha coinvolto le Procure della Campania, della Lombardia, del Piemonte, dell’Umbria, del Lazio, della Toscana, della Sicilia, del Veneto, della Sardegna, della Liguria, di Trento e di Bolzano.
Antonella Sanicanti