Una bambina non può essere giudicata consenziente ad un rapporto sessuale, non è ammissibile allora noi diciamo ma davvero stiamo sovvertendo le regole della morale civile per non parlare di quella religiosa.
Siano nella Francia dell’Aprile scorso: una bambina di 11 anni, di nome Sarah, esce dalla sua scuola parigina.
Un uomo di 28 anni, che da un po’ si aggirava nei paraggi, comincia a parlare con lei. Le dice: “Vieni con me che ti insegno come ci si bacia”.
Dopo di che Sarah torna a casa propria: “Papà penserà che sono una poco di buono”, dice alla madre, mentre in lacrime le racconta il resto della storia.
La madre, ovviamente, denuncia il fatto alla polizia.
Purtroppo, secondo l’articolo 227-25 del Codice Penale francese, la legge stabilisce che, in assenza di “violenza o coercizione” l’uomo non ha commesso uno stupro, ma solo un generico reato sessuale.
Ma che vuole dire generico reato sessuale? E’ un reato o non lo è? E chi stabilirà la gravità dei danni arrecati a Sarah e alla sua giovane personalità? Non basta il fatto che la piccola, a soli 11 anni, abbia conosciuto il sesso, per farla rientrare nel gruppo di coloro che subiscono dagli adulti perversi e abominevoli offese?
Spesso si opta per devianze psichiatriche, come se questo rendesse l’atto più giustificabile per il carnefice o sopportabile per la vittima.
Ricorda, tristemente, una giornalista del New York Times, che ha riportando la notizia: “Quando nel 2009 scoppiò il caso Roman Polanski, Alain Finkielkraut, uno degli intellettuali più popolari Francia, in un’intervista radio sostenne che la vittima di 13 anni del regista, Samantha Geimer, non poteva essere considerata una “piccola ragazzina” perché “si era dimostrata disposta a essere fotografata in topless”, dando voce a un sentimento ancora troppo comune che le ragazzine e i ragazzini possono essere considerati sexy quando sono così giovani. Tutto questo deve cambiare. E quello che è accaduto a Montmagny deve diventare una chiamata al risveglio morale della Francia.”.