La sofferenza è qualcosa che cerchiamo di evitare, sempre, anche se ci sentiamo ripetere come sia importante, specialmente per un cristiano, abbracciare la croce e offrire tutto a Gesù, anche per salvare altre persone, nel peccato o in difficoltà.
Accettare la sofferenza riservata alla nostra “fetta di vita” è forse la dimostrazione, e l’offerta, più difficile che la devozione ci domanda di presentare, poiché implica una rassegnazione proficua, ossia la capacità di accettare il dolore, la malattia, le delusioni e ogni altro motivo di angoscia come dono, perché il nostro patire sia funzionale e non ci renda sterili e disperati.
Si tratta, insomma, di trasformare la sofferenza in preghiera e, inginocchiati ai piedi della croce, e di Maria, chiedere conforto e offrire ogni spasimo del nostro animo.
Noi cristiani sappiamo che, ciò che non possiamo fare con le nostre esili forze, può essere fatto per grazia e con l’aiuto di Dio.
La preghiera che segue probabilmente non guarirà nessuno, ma aiuterà chiunque a comprendere di avere uno scopo, non da poco, quando si è nell’estrema sofferenza e nelle fauci della morte, spirituale o fisica.
Preghiamo:
Credo che il dolore purifichi e migliori e possa condurre alla più alta perfezione.
Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, sia una grande riparazione dei peccati.
Credo che Dio cerchi coloro che soffrono per lui.
Credo che il dolore sia ciò che più ci unisce intimamente al Signore Gesù, facendoci somigliare a Lui.
Credo che il dolore, sopportato con amore e rassegnazione, abbia più merito di qualsiasi altra opera.
Credo che da tutta l’eternità Dio abbia contato il numero e misurato l’intensità dei dolori
e abbia preparato in proporzione la sua grazia e la sua ricompensa.
Credo che il dolore, unito a quello di Gesù, sia il mezzo più fecondo per convertire e salvare gli uomini. Amen.