“Un confessore si confessa” E’ giusto confessarsi faccia a faccia senza la grata?

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Il Sacramento della Penitenza

“Ci sarà più gioia in Cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7)

Di seguito, alcune brevi considerazioni sul Sacramento della Penitenza, contenute in un sapiente libro, unico nel suo genere per la sua chiarezza e per la completezza degli argomenti trattati (vedi nel nostro link I LIBRI DEL MOVIMENTO: “Un confessore si confessa”). Un argomento che non può essere accantonato: lo esigono il rispetto dovuto al Sacramento, assieme alla giustizia ed alla carità che sono dovute al penitente.

Ha scritto un lettore: “Non desiderando confessarmi dal mio parroco, ero andato in pellegrinaggio ad un santuario; appena entrato in confessionale, visto che non c’era la ‘grata’, che io pensavo di trovare, la vergogna mi ha bloccato e non ho avuto più il coraggio di dire tutto ciò che mi pesava nell’animo”.

Molti sacerdoti non comprendono questa necessità di molti penitenti e si ostinano nel “faccia a faccia”. “L’espediente della ‘grata’ è un segno di delicatezza materna della Chiesa verso i suoi figli. (…) Aldilà delle nuove tendenze, il valore primario da salvare è che quei figli le aprano il cuore, non che le mostrino la faccia! Questo è vero amore e solo allora il penitente si sente capito e soccorso nella sua fragilità ed è facilitato nell’accusa dei suoi peccati”.

Pertanto, se vi sono le due soluzioni (o faccia a faccia con il confessore, o dietro la grata) sia il penitente a scegliere, non il prete! “Non si deve far pesare sul penitente il proprio gusto, ma rispettare la sua sensibilità per quanto concerne la scelta della modalità della Confessione, cioè faccia a faccia o attraverso la grata del confessionale”. “Relativamente alla sede per le confessioni, le norme vengono stabilite e disciplinate dalle rispettive Conferenze Episcopali, garantendo sempre nei confessionali una grata fissa, affinché i fedeli possano servirsene liberamente (can. 964 – §2). Tutto ciò, in forma di Motu proprio, ho stabilito ed ordino che abbia pieno e durevole valore e sia osservato a partire da questo giorno, nonostante qualsiasi altra disposizione in contrario” -Papa Giovanni Paolo II, il 7 Aprile 2002-.

“Ogni confessionale è uno spazio privilegiato e benedetto, dal quale nasce un uomo riconciliato” -Giovanni Paolo II-.

“Uomo-peccatore; due diverse parole: l’ ‘uomo’ lo ha fatto Dio, il ‘peccatore’ lo ha fatto l’uomo. Dio creò l’uomo, che ha fatto di sé un peccatore. Dio ti dice questo: ‘Distruggi ciò che hai fatto tu e anch’Io conserverò ciò che Ho creato’ ” -Sant’Agostino-.

“Senza il pentimento la Confessione è uno scheletro senza vita, poiché il pentimento costituisce l’anima del Sacramento” -Mons. Giuseppe Rossino-.

“Non c’è niente che offende il Buon Dio quanto il disperare della Sua Misericordia” -San Giovanni Maria Vianney-.

“Non c’è salvezza senza liberazione, né liberazione senza Confessione, né Confessione senza conversione” -Padre Bernard Bro-.

“Se in tutti i confessori si ritrovasse la scienza e la bontà convenienti a tale ministero, il mondo non sarebbe così infangato di peccati, né l’Inferno così ripieno di anime” -Sant’Alfonso Maria De’ Liguori-.

“Io tremo ogni qualvolta devo scendere al confessionale, perché lì devo amministrare il Sangue di Cristo” -Padre Pio da Pietrelcina-.

“La menzogna non può farci felici” e tutto ciò che ci porta a rifiutare Dio, come unico Padre che guida il nostro cammino terreno, certamente è la più radicale e peggiore delle menzogne, significa spegnere la luce e trovarsi nel buio più fitto.

Il diluvio dei peccati annega la coscienza, un po’ come un malato in coma, che non avverte più la sua grave situazione, in quanto non sente alcun dolore.

Per cui, “Non è qualsiasi gioia che porta a Dio, ma è Dio che conduce alla vera Gioia”: questo deve essere il desiderio convinto di ogni cristiano, che desidera seguire Gesù, che vuole amarLo, osservando fedelmente il Suo Vangelo.

Le buone e grandi opere, assieme alle ferventi preghiere, possono essere compiute quando la mente è libera dalle miserie umane, quando sono presenti santi propositi, quando esiste una volontà che obbedisce docilmente all’intelletto, illuminato a sua volta dalla Fede.

È la Fede che ci permette di resistere alle continue distrazioni od ‘ispirazioni’ che ‘satana’ ci invia per impaurirci, fermarci, confonderci. Quando ‘lui’ trova uno spiraglio nella mente di una persona per inserire un concetto distorto, può riuscire a condurla verso scelte sbagliate, posizioni opposte alla verità e all’amore, con conseguenze dolorose. Lo vediamo in molti cristiani confusi e orientati a vivere il ‘modernismo’, che conduce inesorabilmente lontano da Gesù, distruggendo immediatamente tutti i valori raggiunti con la vita spirituale.

A ‘satana’ è sufficiente trovare un piccolo spiraglio creato dall’orgoglio o dai comportamenti poco onesti, per entrare e lavorare inesorabilmente e infondere, così, idee sbagliate, contorte e false, che influenzano anche i teologi cattolici, coloro che insegnano, nelle facoltà di teologia e nei seminari, teorie opposte al Vangelo storico e al Magistero autentico della Santa Madre Chiesa.

Non è sufficiente solo pregare, recarsi in chiesa, partecipare alla liturgia, occorre meritare le Grazie con una vita improntata sulla Fede e sui valori del Vangelo storico, coscienti dell’importanza di attuare gli insegnamenti del Divino Maestro, facendoci aiutare da Lui, pregandoLo innanzi alla Santissima Eucaristia.

Se abbiamo chiaro il fine che vogliamo raggiungere, nulla può fermarci, nessuna difficoltà o tentazione ci può ostacolare, poiché siamo sempre risoluti nel portare avanti la nostra missione di credenti, per attuare il progetto che Gesù e la Madonna hanno su ognuno di noi.

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