Papa Francesco rivolge una nuova preghiera a San Giuseppe

Durante l’udienza generale, papa Francesco torna a parlare della Sacra Famiglia: la storia della fuga in Egitto offre un insegnamento significativo su come ci si debba comportare di fronte alle scelte radicali.

Le prime vicende della vita di Gesù mettono a confronto due uomini diametralmente opposti: San Giuseppe ed Erode. Il giusto e il tiranno. Il coraggioso e il vile.

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Erode vede minacciato il suo potere

Proseguendo il ciclo di udienze generali dedicate a San Giuseppe, papa Francesco ne ha messo in risalto le caratteristiche di “migrante perseguitato e coraggioso”. Lo dimostra nelle circostanze della “fuga in Egitto” (cfr Mt 2,13-23).

La famiglia di Nazaret ha subito tale umiliazione e sperimentato in prima persona la precarietà, la paura, il dolore di dover lasciare la propria terra”, ha detto il Santo Padre.

Ancora oggi – ha proseguito – tanti nostri fratelli e tante nostre sorelle sono costretti a vivere la medesima ingiustizia e sofferenza. La causa è quasi sempre la prepotenza e la violenza dei potenti”.

Qualcosa di simile è avvenuto a Gesù: quando Erode viene a sapere della nascita del “re dei Giudei”, rimane sconvolto e “si sente minacciato nel suo potere”.

Dopo aver provato inutilmente a tramare con i Magi, affinché gli mostrassero dove fosse il Bambino, Erode concepisce il suo “piano scellerato: uccidere tutti i bambini di Betlemme dai due anni in giù”. Un piano che richiama alla memoria “quello del Faraone di gettare nel Nilo tutti i figli maschi del popolo d’Israele (cfr Es 1,22)”.

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Nel frattempo, un angelo ordina a Giuseppe di prendere con sé il Bambino e sua madre e di fuggire in Egitto. Questa fuga “evoca tutta la storia d’Israele a partire da Abramo, che pure vi soggiornò (cfr Gen 12,10), fino a Giuseppe, figlio di Giacobbe, venduto dai fratelli (cfr Gen 37,36) e poi divenuto “capo del paese” (cfr Gen 41,37-57); e a Mosè, che liberò il suo popolo dalla schiavitù degli egiziani (cfr Es 1;18)”.

Il coraggio contrapposto alla violenza

La fuga in Egitto salva Gesù ma “non impedisce a Erode di compiere la sua strage”. Questa vicenda mette di fronte “due personalità opposte: da una parte Erode con la sua ferocia e dall’altra Giuseppe con la sua premura e il suo coraggio”.

Erode è un simbolo di “spietata crudeltà”, come attestano anche “le esecuzioni di una delle sue mogli, di alcuni dei suoi figli e di centinaia di oppositori”. È l’emblema di “tanti tiranni di ieri e di oggi” per i quali “non conta la gente, conta il potere.

Personaggi come Erode vivono “in balìa delle loro paure” e si illudono di vincerle “esercitando in maniera dispotica il potere e mettendo in atto disumani propositi di violenza”.

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Non è necessario, tuttavia, essere dei tiranni, per diventare tutti dei “piccoli Erode”: è un atteggiamento in cui possiamo cadere tutti “ogni volta che cerchiamo di scacciare le nostre paure con la prepotenza, anche se solo verbale o fatta di piccoli soprusi messi in atto per mortificare chi ci è accanto”.

San Giuseppe, così simile a tanti perseguitati di oggi

Al contrario di Erode, Giuseppe è innanzitutto «un uomo giusto» (Mt 1,19) e “coraggioso nell’eseguire l’ordine dell’Angelo. Si inoltra, dunque, in un “lungo e pericoloso viaggio”, pieno di “peripezie” in un paese straniero. Il suo coraggio trova conferma quando, “rassicurato dall’Angelo” e superati i timori iniziali, si stabilisce a Nazaret con Maria e Gesù (cfr Mt 2,19-23).

Il coraggio non è una “virtù esclusiva dell’eroe” ma è richiesta nelle “difficoltà di ogni giorno”. In ogni epoca troviamo “uomini e donne coraggiosi, che per essere coerenti con il proprio credo hanno superato ogni genere di difficoltà, sopportando ingiustizie, condanne e persino la morte”.

La “lezione” che ci offre Giuseppe è che non è “tirando fuori il peggio di noi, come fa Erode, che possiamo superare certi momenti, bensì affidandoci alla “Provvidenza di Dio”.

Verso la conclusione, il Papa ha chiesto una preghiera “per tutti i migranti, tutti i perseguitati e tutti coloro che sono vittime di circostanze avverse e si sentono per questo scoraggiati e abbandonati”.

Papa Francesco rivolge una nuova preghiera a San Giuseppe

San Giuseppe, tu che hai sperimentato la sofferenza di chi deve fuggire per salvare la vita alle persone più care, proteggi tutti coloro che fuggono a causa della guerra, dell’odio, della fame. Sostienili nelle loro difficoltà, rafforzali nella speranza e fa’ che incontrino accoglienza e solidarietà. Guida i loro passi e apri i cuori di coloro che possono aiutarli. Amen”.

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