Nella catechesi di papa Leone XIV all’Udienza Generale del mercoledì la riflessione sulla necessità di amare ed essere amati, perché “nessuno può bastare a se stesso e salvarsi da solo”.

Stamattina, 3 settembre, l’Udienza Generale del mercoledì di Papa Leone XIV ha avuto luogo nella consueta sede di Piazza San Pietro, dopo lo stop di alcune settimane, in cui era stata fatta all’interno dell’Aula Paolo VI a causa del caldo estremo.
Ora che le temperature sono ormai più miti, la folla di pellegrini di ogni parte del mondo ha potuto accogliere il Santo Padre in piazza e per molti c’è stato un piccolo contatto con lui nel suo classico passaggio in papamobile. Per la catechesi, il tema trattato è stato dato dalla prosecuzione della lettura del Vangelo di Giovanni nel racconto della morte in croce di Gesù.
Papa Leone XIV all’Udienza Generale: “nessuno può bastare a se stesso e salvarsi da solo”
La riflessione odierna del pontefice ha preso avvio dall’analisi delle parole di Gesù sulla croce poco prima di spirare. La richiesta di bere, e la frase in cui afferma che tutto è compiuto sono le ultime parole che svelano il senso di tutta la sua esistenza, dice il papa.

“Gesù non appare come un eroe vittorioso, ma come un mendicante d’amore. Non proclama, non condanna, non si difende, chiede ciò che da solo non può darsi“, sottolinea, evidenziando che la richiesta di bere non è solo una necessità fisica di un corpo straziato.
Ma piuttosto esprime un desiderio profondo, quello “di amore, di relazione, di comunione“. Spiega che si tratta del “grido silenzioso di un Dio che ha voluto condividere tutto della condizione umana e si lascia attraversare anche da questa sete“.
Questo ci fa comprendere che “nessuno di noi può bastare a se stesso, nessuno può salvarsi da solo“. Bisogna imparare a ricevere come l’Amore che si è fatto bisognoso, che non si è imposto con la forza.
Apertura fiduciosa all’altro e non autosufficienza
Da Gesù sulla croce, spiega il papa, possiamo apprendere che abbiamo bisogno di avere un atteggiamento di “apertura fiduciosa all’altro“, perchè la salvezza non sta nell’autonomia, ma nel riconoscere ed esprimere con umiltà i propri bisogni.
Perchè la “nostra sete di amore, di senso, di giustizia, non è un segno di fallimento, ma di verità“. In questa società che punta tutto all’autosufficienza, alla prestazione, l’efficienza, ma il Vangelo ci mostra che “Gesù ci salva mostrandoci che chiedere non è indegno, ma liberante“.
Bisogna, dunque, smettere di pretendere di bastare a noi stessi, e avere l’umiltà di “domandare senza vergogna e di offrire senza calcolo“, perchè siamo creature fatte per dare e ricevere amore.
L’appello per il Sudan e l’esempio di Acutis e Frassati
Papa Leone non ha mancato di ricordare il santo del giorno, San Gregorio Magno, e di porlo come modello, e ha voluto ricordare i Beati Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati, che domenica prossima diventeranno ufficialemnte Santi, come esempi da seguire per i giovani che in queste settimane di settembre riprendono la scuola.
Il pensiero del pontefice è andato poi alla terribile situazione che si vive in Sudan, a cui ha rivolto tutta la sua vicinanza ed ha assicurato la sua preghiera. Ha ricordato che lì numerosi civili sono intrappolati nelle città vittima di carestie e di violenze, a cui si aggiunge il dramma di una frana che ha causato moltisssimi morti.
C’è dolore e disperazione, dunque, con anche la diffusione di un’epidemia di colera. Papa Leone si è detto vicino alla popolazione, alle famiglie, ai bambini e agli sfollati. Ha voluto rivolgere un appello accorato ai responsabili affinché si possano garantire corridoi umanitari. “È tempo di avviare un dialogo serio, inclusivo tra le parti“, ha affermato.