Udienza generale, Papa | Che spazio ha la libertà nel nostro modo di amare?

È il tema di cui ha parlato oggi papa Francesco nel corso dell’udienza generale del mercoledì, offrendoci delle importanti riflessioni.

La catechesi odierna prosegue il ciclo sul discernimento iniziato a fine estate. Dopo aver toccato i temi della desolazione e della consolazione, oggi il Pontefice si è soffermato su un altro importante elemento di perseveranza nella vita spirituale.

Non paura, ma gratitudine

Tra i “segni distintivi dello spirito buono” si riscontra innanzitutto il fatto che esso “comunica una pace che dura nel tempo” e che porta armonia, unità, fervore, zelo”. Tutti questi sono “segni importanti che vanno in favore della bontà della decisione presa”, ha commentato il Santo Padre.

La vita spirituale – ha detto – è circolare: la bontà di una scelta è di giovamento a tutti gli ambiti della nostra vita. Perché è partecipazione alla creatività di Dio”. A ciò vanno aggiunti alcuni “aspetti importanti” che aiutano a “leggere il tempo successivo alla decisione come possibile conferma della sua bontà”.

In primo luogo, si può riconoscere la bontà di una decisione quando questa viene considerata “come un possibile segno di risposta all’amore e alla generosità che il Signore ha nei miei confronti”. Una decisione che “non nasce da paura, ma dalla gratitudine per il bene ricevuto, che muove il cuore a vivere con liberalità la relazione con il Signore”.

La possessività è nemica del bene

Un secondo aspetto è rappresentato dalla “consapevolezza di sentirsi al proprio posto nella vita, e parte di un disegno più grande, a cui si desidera offrire il proprio contributo”. È buon segno anche “il fatto di rimanere liberi nei confronti di quanto deciso, disposti a rimetterlo in discussione, anche a rinunciarvi di fronte a possibili smentite, cercando di trovare in esse un possibile insegnamento del Signore”.

Ciò avviene non perché Dio voglia “privarci di ciò che ci è caro, ma per viverlo con libertà, senza attaccamento. Solo Dio sa che cosa è veramente buono per noi”.

La possessività – ha proseguito il Pontefice – è nemica del bene e uccide l’affetto: i tanti casi di violenza in ambito domestico, di cui abbiamo purtroppo notizie frequenti, nascono quasi sempre dalla pretesa di possedere l’affetto dell’altro, dalla ricerca di una sicurezza assoluta che uccide la libertà e soffoca la vita, rendendola un inferno”.

Affidare tutto a Lui

Avendoci Dio creato liberi, “possiamo amare solo nella libertà”. Siamo persino “liberi di dirgli di no” e ciò è un “segno della sua bontà gratuita”. La Bibbia definisce “timore di Dio”, la “condizione indispensabile per accogliere il dono della Sapienza (cfr Sir 1,1-18). È il timore che scaccia ogni altro timore, perché orientato a Colui che è Signore di tutte le cose”.

Di fronte a Dio “nulla può inquietarci. Riconoscere che, come scrive San Paolo, “tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,12-13) è “fondamentale per una buona decisione, e rassicura su ciò che non possiamo controllare o prevedere: la salute, il futuro, le persone care, i nostri progetti”.

Ciò che conta – ha concluso il Papa – è che la nostra fiducia sia riposta nel Signore dell’universo, che ci ama immensamente e sa che possiamo costruire con Lui qualcosa di stupendo, di eterno. Le vite dei santi ce lo mostrano nella maniera più bella”.

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