Covid, Francesco: come rimuovere il pessimismo dai cuori – Video

Una grande risposta al pessimismo e al raffreddamento dei rapporti umani è la tenerezza di Gesù Bambino. Nell’ultima udienza generale di questo tempo d’Avvento, papa Francesco si è soffermato sul mistero gioioso della Natività, nelle sue varie sfaccettature.

Imitando i pastori, chiamati dall’Angelo, “anche noi ci muoviamo spiritualmente verso Betlemme, dove Maria ha dato alla luce il Bambino in una stalla”, ha detto il Santo Padre.

No a una festa soltanto “sentimentale” o “consumistica”

Il Natale – ha aggiunto – è diventato una festa universale, e anche chi non crede percepisce il fascino di questa ricorrenza, ricca di regali e di auguri ma povera di fede cristiana”. Al tempo stesso, “è importante che esso non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica”, ha spiegato il Pontefice, richiamandosi al suo ultimo Angelus.

Il vero “nocciolo” del Natale è nel “Verbo” che “si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Questa festa “ci invita a riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia” e sulla ricerca della “misericordia” e della “redenzione” da parte degli uomini. Il Natale, però, è soprattutto segno della “Bontà di Dio” e del suo “dono di grazia”, che ci annuncia la “Verità che salva”.

Non lasciarsi sopraffare da sconfitte e fallimenti

È l’occasione per “rimuovere dai nostri cuori e dalle nostre menti il pessimismo, che oggi si è diffuso a causa della pandemia”. Invece, è possibile, ha detto il Papa, “superare quel senso di smarrimento inquietante, non lasciarci sopraffare dalle sconfitte e dai fallimenti, nella ritrovata consapevolezza che quel Bambino umile e povero, nascosto e inerme, è Dio stesso, fattosi uomo per noi”.

L’avvenimento dell’incarnazione di Dio “riguarda ognuno di noi”. Come spiega la Gaudium et spes, Gesù, “nascendo da Maria Vergine, […] si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (GS 22).

Tutto questo “ci dona tanta gioia e tanto coraggio”, ha sottolineato Francesco. Dio, infatti, “non ci ha guardato dall’alto, da lontano, non ci è passato accanto, non ha avuto ribrezzo della nostra miseria”. Egli “non si è rivestito di un corpo apparente, ma ha assunto pienamente la nostra natura e la nostra condizione umana”.

La “debolezza” di Dio che dà senso all’esistenza umana

Come osserva Sant’Agostino, Gesù ha fatto propria la “debolezza” umana (cfr Confessioni VII,8), con cui “ci rivela l’amore di Dio”. Ciò svela che “Egli è la luce degli uomini che splende nelle tenebre, che dà senso all’esistenza umana e alla storia intera”.

Bergoglio ha quindi nuovamente invitato a contemplare il presepe, perché “rinasca in noi lo stupore per il modo ‘meraviglioso’ in cui Dio ha voluto venire nel mondo”. La nascita di Gesù dovrebbe suscitare in noi la “tenerezza”, di cui tutti noi “abbiamo bisogno”. A questo proposito, il Santo Padre ha fatto riferimento ad un suo recente incontro con alcuni scienziati ed esperti di intelligenza artificiale; “alla fine sono rimasti d’accordo in una cosa: la tenerezza. Questo i robot non potranno farlo, ha detto.

La tenerezza, ha aggiunto il Pontefice, è quel tratto dell’animo che avvicina l’uomo a Dio. “Se la pandemia ci ha costretto a stare più distanti, Gesù, nel presepe, ci mostra la via della tenerezza per essere vicini, per essere umani”, ha quindi concluso.

Luca Marcolivio

Testo integrale udienza generale: http://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2020/documents/papa-francesco_20201223_udienza-generale.html

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