Il primo gesto che fa Dio, al momento della creazione del mondo, è la benedizione.
Lo ha ricordato papa Francesco nell’udienza generale di oggi, che trae spunto in primo luogo dalla Genesi.
“Nei racconti della creazione (cfr Gen 1-2) – ha ricordato il Santo Padre durante la catechesi – Dio continuamente benedice la vita. Benedice gli animali (1,22), benedice l’uomo e la donna (1,28), infine benedice il sabato, giorno del riposo e del godimento di tutta la creazione (2,3)”.
Soprattutto “nelle prime pagine della Bibbia”, Dio benedice ripetutamente, ovvero “dice-bene” di tutta la creazione e dell’uomo. La bellezza originaria umana, però, “si altererà, e l’essere umano diventerà una creatura degenere”, rendendolo “capace di diffondere nel mondo il male e la morte”.
Ciononostante, “nulla potrà mai cancellare la prima impronta di bontà che Dio ha posto nel mondo nella natura umana e in tutti noi: la capacità di benedire e di essere benedetti”. Dio per primo, come afferma il poeta Charles Péguy, “continua a sperare il nostro bene”.
“La grande benedizione di Dio – ha proseguito il Pontefice – è Gesù Cristo, benedizione che ci ha salvato tutti. Lui è la Parola eterna con la quale il Padre ci ha benedetto «mentre eravamo ancora peccatori» (Rm 5,8)”.
Il peccato può “deturpare” l’immagine di Cristo “presente in ciascuno di noi” ma non può “sottrarla alla misericordia di Dio”. Il Signore “fino all’ultimo” spera “che alla fine quel cuore si apra e cambi”. Dio è proprio “come un buon padre e come una buona madre: non smettono mai di amare il loro figlio, per quanto possa sbagliare”.
A questo proposito, il Papa ha menzionato l’immagine delle “mamme che facevano la coda davanti al carcere”, per andare a trovare il figlio detenuto. Quelle stesse donne, quando vanno in giro, vengono osservate male, in quanto madri di carcerati e di ciò si vergognano ma “vanno avanti”, perché “il figlio è più importante della vergogna”.
Vi sono tanti figli che vengono abbandonati perfino dai “parenti più stretti”, che “li ormai li giudicano irrecuperabili”. Dio, al contrario, “non può cancellare in noi l’immagine di figlio” e, grazie a ciò, può fare miracoli: “uomini e donne che rinascono, perché trovano questa benedizione che li ha unti come figli”.
Nel Vangelo uno dei tanti episodi che mette in luce questa benedizione è quello della conversione di Zaccheo (cfr Lc 19,1-10): “Tutti vedevano in lui il male; Gesù invece vi scorge uno spiraglio di bene, e da lì, dalla sua curiosità di vedere Gesù, fa passare la misericordia che salva”, ha sottolineato Francesco.
Se tutti gli uomini benedissero “questo Dio che ci benedice” sicuramente “non esisterebbero le guerre”. Purtroppo, vi è molta gente “abituata a maledire”, che “ha sempre in mente una parola brutta, una maledizione” per qualcuno. Eppure “ognuno di noi può chiedere la grazia di cambiare questa abitudine”, perché “da un cuore benedetto non può uscire la maledizione”, ha quindi concluso il Papa.
Anche oggi l’udienza generale si è tenuta nella Biblioteca dello Studio Apostolico Vaticano, per ragioni legate all’emergenza pandemica.
Luca Marcolivio
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