“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”.
Questo accade secondo quanto disposto da Gesù nell’Ultima Cena con gli Apostoli ed è l’anticipo di quello che avverrà qualche ora dopo, ossia la morte in croce di Cristo e la sua risurrezione, quindi l’offerta della sua vita, in cambio delle nostre, nel progetto di salvezza del genere umano, dal male del peccato e dalla fine eterna.
Un mistero questo che ci distingue da ogni altra religione al mondo, nella consapevolezza che, cibandoci dell’Eucaristica, possiamo realmente unirci (metterci in comunione, appunto) con il nostro Signore, nella sua carne, nella sua risurrezione, nella sua vittoria sul male e sul buio del mondo.
Con questo atto, Cristo, Dio fattosi uomo, riesce a trasmutare la violenza perpetrata contro di lui, in un momento di amore immenso e interminabile.
Il primo a parlare di Transustanziazione fu Papa Alessandro III.
Nel VII secolo, durante il Regno di Carlo il Calvo, il concetto di Transustanziazione fu molto discusso, in particolare da teologi quali Ratramno di Corbie e Pascasio Radberto.
Si parlava della presenza simbolica o reale del Cristo nell’ostia.
Il pane e il vino, nella preghiera eucaristica, conservano la loro apparenza, ma cambiamo nella sostanza.
Per questo motivo, esistono specifiche disposizioni per la scelta degli elementi usati: “Il pane utilizzato nella celebrazione del santo Sacrificio eucaristico deve essere azzimo, esclusivamente di frumento e preparato di recente, in modo che non ci sia alcun rischio di decomposizione. Ne consegue, dunque, che quello preparato con altra materia, anche se cereale, o quello a cui sia stata mescolata materia diversa dal frumento, in quantità tale da non potersi dire, secondo la comune estimazione, pane di frumento, non costituisce materia valida per la celebrazione del sacrificio e del sacramento eucaristico. E’ un grave abuso introdurre nella confezione del pane dell’Eucaristia altre sostanze, come frutta, zucchero o miele. Va da sé che le ostie devono essere confezionate da persone che non soltanto si distinguano per onestà, ma siano anche esperte nel prepararle e fornite di strumenti adeguati.”.
“Le ostie completamente prive di glutine sono materia invalida per l’Eucaristia. Sono materia valida le ostie parzialmente prive di glutine”.
Nel caso di persone gravemente celiache, verrà utilizzato il vino, per la Comunione.
Anche per esso sono previste precise precauzioni, perché la produzione e la conservazione siano opportune e frutto della vite, non di mescolanze di sostanze chimiche, come spiega l’articolo 924 del Codice di Diritto Canonico. Per gli ex alcoolisti si ricorrerà al mosto.
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