O San Francesco, tu andasti incontro alla morte chiamandola sorella.
Ottieni che anche noi, al termine della nostra vita,
come tu hai detto, la visione di Dio è senza veli, l’amore di Lui è perfetto,
la comunione con lui è beata e il godimento di lui è senza fine.
Qui di seguito vi riportiamo di come San Francesco è andato incontro a Sorella morte, con gli scritti tratti dalle Fonti francescane.
Francesco giunge alla Porziuncola
(…) si fece deporre sulla terra nuda, nascondendo con la mano sinistra la piaga sul costato e di lì spogliato dalle vesti di sacco, alzò come sempre il volto al cielo, tutto intento con lo Spirito a quella gloria, disse ai fratelli: “io ho fatto il mio dovere, Cristo vi insegni a fare il vostro”. Voleva essere conforme in tutto a Cristo Crocifisso che, povero e sofferente, era rimasto appeso nudo sulla croce. E verace imitatore di Cristo suo Dio in tutto, amò fino alla fine tutti i fratelli e figli, che aveva amato fin dal principio. Fece adunare tutti i fratelli presenti nel luogo e li esortò con affetto di padre all’amore di Dio. Parlò a lungo della pazienza, dell’osservanza di Madonna povertà, raccomandando più di altra regola il Santo Vangelo. Tutti i fratelli gli stavano intorno; egli stese sopra di loro le mani intrecciando le braccia a forma di croce, un gesto che egli tanto amava, e li benedisse presenti e futuri, nella potenza e nel nome del Crocifisso.
Si fece poi portare del pane,
lo benedisse, lo spezzò ed a ciascuno nè diede un pezzo da mangiare. Volle anche gli portassero il libro dei Vangeli e chiese gli leggessero quel brano di Giovanni che inizia: “Prima della festa di Pasqua”. Lo fece in memoria di quell’ultima e santissima cena che il Signore aveva celebrato con i suoi discepoli e per dimostrare ai fratelli la sua tenerezza d’amore. Passò in inni di lode i giorni successivi, invitando i compagni prediletti a lodare con lui il Cristo. Invitava pure tutte le creature alla lode di Dio e con certi versi poetici, già altra volta composti, le esortava al Divino Amore. E perfino la morte, a tutti terribile ed odiosa esortava alla lode. Le correva dietro incontro, invitandola: “Ben venga mia sorella morte!” Diceva ai fratelli: “Quando mi vedrete sul punto di spirare, deponetemi sulla terra nuda come l’altro ieri e morto che sia, lasciatemi giacere così, per il tempo che ci vuole a percorrere comodamente un miglio di strada”. E come gli fù possibile proruppe in quel salmo:”con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore”. Lo disse fino al versetto finale: “Strappa dal carcere la mia vita, perchè io renda grazia al Tuo nome. I giusti mi fanno corona quando mi concederai la tua grazia”.
Giunse infine la sua ora
ed essendosi compiuti in lui tutti i misteri di Cristo, se ne volò felicemente a Dio. Le allodole, che sono amiche della luce ed han paura del buio della sera, pure essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto del luogo e roteando a lungo con insolito giubilo,resero testimonianza alla gloria del Santo che tante volte le aveva invitate a lodare Dio. Era il 3 Ottobre 1226, di Sabato. A laude di Cristo. Amen.