“Tornate a Gesù”: lo striscione inquisito diventa un caso a Reggio Emilia

A Reggio Emilia tre parole diventano un caso che sconcerta: la Digos indaga sullo striscione “Tornate a Gesù”. Il paradosso di un Natale dove il festeggiato viene cancellato e la fede trattata come un reato.

striscione
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C’è un limite oltre il quale la realtà diventa un grottesco teatro dell’assurdo. A Reggio Emilia, quel limite è stato ampiamente superato. La Digos, ovvero la divisione investigazioni generali e operazioni speciali che dovrebbe occuparsi di terrorismo e criminalità, è stata mobilitata per un innocuo striscione di tre parole appeso ai cancelli di una scuola: “Tornate a Gesù”.

“Tornate a Gesù”: lo striscione fuori dalla scuola mobilita la Digos

Siamo alla scuola elementare “San Giovanni Bosco”, dove per uno strampalato senso di inclusione, i bambini hanno cantato “Din Don Dan” (Jingle Bells) eliminando nel ritornello due riferimenti  al “buon Gesù”. Natale senza il festeggiato. E quando un richiamo al buon senso viene esposto pacificamente, la reazione è tragicomica, al punto da mobilitare un speciale reparto investigativo per minaccia di squadrismo. Ma per trovare un segno di azione violenta e intimidatoria con richiamo al fascismo, ci vuole davvero uno sforzo sovrumano.

Adolf Hitler vedeva nel Cristianesimo una religione da schiavi; i regimi totalitari hanno sempre cercato di abbattere le croci, non di innalzarle. Eppure, oggi, il termine “neonazista” viene usato come un silenziatore per spegnere ogni voce che osi sollevare uno sguardo oltre il dominante pensiero unico.

Il vero fondamentalismo

Mentre le occupazioni vandaliche, i blocchi stradali e ogni infrazione alla legge, vengono spesso giustificate, tre parole di fede diventano un dossier per l’antiterrorismo. La verità è molto amara: sembra esistere un solo simbolo che il mondo non tollera più, ed è quello che parla di conversione e di luce. Si può celebrare ogni ricorrenza multiculturale, ma il nome di Gesù, l’unico che dà senso al Natale, è diventato un elemento di disturbo addirittura della quiete pubblica.

Nonostante il dossier sul caso, questo episodio resta però un potente segno di speranza. Se tre parole scritte su uno striscione riescono a far tremare un intero apparato politico, significa che quel Nome ha ancora una forza dirompente. Significa che, nonostante i tentativi di cancellarlo dai canti o dalle rappresentazioni natalizie, il bisogno di Dio urla ancora nei cuori. E questo disturba.

Duemila anni fa i cristiani finivano nell’arena; oggi finiscono nei fascicoli della Digos. Cambiano i metodi, ma l’intolleranza verso la verità resta la stessa. Ma è proprio nel momento di maggiore oscurità che dobbiamo imparare a cogliere i segni di una speranza che non si lascia certo intimidire da chi tenta di soffocarla.

 

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